Di Felice Beato non abbiamo certezze sulla sua nascita, si suppone Venezia o Corfu, sappiamo molto della sua vita avventurosa, abbiamo le fotografie scattate durante i suoi viaggi e rimane il mistero sulla data ed il luogo della sua morte.

Si suppone che Felice Beato nasca da famiglia veneziana a Corfu nel 1832, per altri a Venezia, al tempo in cui il protettorato dell’isola greca era inglese e nascendo laggiù se ne acquisiva la cittadinanza. Apprese l’arte della fotografia insieme al fratello Antonio con la stessa leggerezza dei tempi. Acquistò le prime lenti a Parigi nel 1851, imparò la tecnica in Inghilterra da James Robertson, che sposò la sorella Leonilda.  Insieme al cognato fondano la “Robertson & Beato”, aprono uno studio a Costantinopoli e cominciano a fotografare il mondo. La curiosità prima del proprio lavoro portò Felice Beato in ogni dove, nel cuore del mediterraneo, nel vicino Oriente, fino all’Indocina, la Cina, il Giappone fino alla Corea.

Beato, che rimane conteso tra l’Italia e l’Inghilterra come padre della fotografia, fu testimone ed etnografo, utilizzando la nuova tecnica per descrivere un mondo sconosciuto in Occidente, ma fu anche tra i primi reporter di guerra della storia. Fotografò la rivolta dei boxer in Cina e degli indiani a Lucknow nel 1871 e le sue opere furono oggetto di critiche perché apparivano solo cataste di rivoltosi morti, quasi che gli occidentali non riportassero perdite.

Beato comprese le potenzialità della fotografia, perfezionò la tecnica davvero complessa dei primi anni, utilizzò l’albumina per lo sviluppo delle immagini e creò i primi album che mise in vendita traendone profitto, inoltre migliorò la tecnica di colorare le fotografie monocromatiche rendendole più apprezzate ai clienti del tempo.

Erano gli anni in cui lavorò al seguito dell’esercito, quasi fosse il precursore di Robert Capa, nelle campagne militari dell’Impero britannico, dall’India al Sudan, dalla Crimea alla Cina, fino alla prima azione militare degli statunitensi in Korea nel 1871 di cui abbiamo le immagini solo grazie all’esclusiva testimonianza di Beato.

Negli ultimi anni di vita si trasferì in Birmania dove intraprese molteplici attività, dalle assicurazioni sulla vita fino alle attività minerarie, poi di lui si perdono le tracce negli anni a venire. Alcuni lo pensano morto a Rangoon nel 1905 o nel 1906 e ne riportano la notizia come vera, solo nel 2009 si viene a sapere che Felice Beato aveva deciso di vivere gli ultimi anni in Italia per spirare a Firenze cento anni prima nel 1909.

Le opere di Felice Beato sono spesso in mostra per il mondo, la qualità è indiscussa e negli anni non è mai passata la curiosità di vedere l’Oriente attraverso gli occhi di un viaggiatore europeo della metà dell’ottocento. Le mostre lasciano in dote dei cataloghi e la pubblicazione di un buon numero di libri fotografici, che documentano l’opera di uno dei più importanti pionieri della fotografia. Un bel libro di fotografie di Felice Beato è possibile acquistarlo da catalogo con meno di 40 euro nella propria libreria di fiducia.

9 novembre

 

 

La fotografia colorata da Felice Beato

La fotografia originale monocromatica e seppia

XIR287249 The Nan-U Human-Se, Shwe-Kyaung in the palace of Mandalay, Burma, late 19th century (albumen print) (b/w photo) by Beato, Felice (Felix) (1825-c.1908); 19.8×27 cm; Private Collection; (add. info.: Palais de Mandalay, Birmanie; named also the monastery of gold and glass mosaic; built in 1874 by the King Mindon; demolished; Myanmar); Giraudon; British, out of copyright

 

Hong Kong

Panorama di Edo, ora Tokyo nel 1865 o 1866

Felice Beato

 

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