Nuovo capitolo del conflitto informale tra la Cina e Stati Uniti. 

Luttwak ridimensiona il razzo supersonico di Pechino, che allarma il corrispondente del foglio di Via Solferino. Poca cosa per i veri esperti, buono solo a fare un titolone ad effetto e far credere ai disattenti, che la Cina è vicina. 

Il nuovo mestiere delle armi richiede la fine di un vecchio mondo per creazione di uno nuovo. Servono nuove catene per la produzione del valore, per l’occasione è funzionale l’aumento del costo dei noli marittimi ed ottimo il costo dell’energia alle stelle, perchè non è tempo di cannoniere alla fonda davanti ai porti di Nanchino e del Guandong o mandare all’aria le regole del commercio benedette da Clinton.

Tanto denaro stampato di fresco aiuta la speculazione selvaggia sulle commodities, mentre la domanda si surriscalda nei giorni del post Covid. Le riserve di gas in Europa sono modeste, in Cina anche meno, si torna tutti al carbone ed in Germania non si spegneranno le centrali atomiche il prossimo anno. Avanti così.

La Cina paga l’arroganza della diplomazia del lupo, sua la definizione, con l’isolamento internazionale. Pochi giorni fa la notizia che il colosso Apple metterà mano alla linea di produzione, seguirà la Coca Cola e la Nike, è il gioco di tutti e non il vezzo di pochi. Se aggiungiamo la crisi dei chip e dei semi conduttori divenuti scarsi è la tempesta perfetta, lo annuncia Barisoni del Sole 24 ore. Tutto vero, ma i tempi erano maturi ed il pendolo della storia accelera il decoupling di cui scrivevamo in solitudine dai primi giorni di Wuhan. Processo complesso, se ad oggi la Cina produce oltre il 50% dell’acciaio e dell’alluminio del mondo.

Malgrado tutto Pechino che lancia il missile supersonico mette di buon umore il vecchio Luttwak e forse anche noi, che siamo cresciuti con Kubrick ed il Dottore Stranamore, anche perchè ad ottobre la Cina registra dati economici peggiori delle attese. Meglio dire che anche ieri i numeri erano pompati ad arte, ma si preferiva chiudere gli occhi sul reddito pro capite cinese che langue a 10.000 dollari anno, poco per far credere che ci sia benessere per tutti. Così gli aerei da guerra di Pechino si alzano in cielo e volano su Taipei, ma è propaganda per chi vive ad Hong Kong e per i cinesi dell’esodo che vivono il disagio di essere emigranti di padre prepotente, dalle nostre parte tengono la testa sott’acqua ed hanno una cannuccia per respirare.

A Pechino per ora non si vedono bazooka monetari per raffreddare i mercati ed un banchiere centrale che dica “whatever it takes” per salvare le banche, il risparmio ed il mondo da un nuovo contagio letale, che a fare il confronto il virus della dottoressa Shi è pari ad un raffreddore.

Il contrattacco cinese si muove nei derivati della finanza per colpire l’occidente, spezzare i legami atlantici e renderlo più mite, enormi “palle di neve” del valore di 70 miliardi a leva, possono fare male, mentre il governo di Xi Jinping rende illecite le transazioni in monete digitali quando queste sono quotate con tre indici a Wall Street.

“Ottimisti”, sorriderebbe il nostro Luttwak, che ha scritto della storia bizantina un bel libro sulla sua dottrina militare. Bisanzio piccola nel numero eccellente nell’ingegno, controllava un mondo vasto e complesso. Oggi Pechino pare un pachiderma che si spaventa dei topi e perde l’equilibrio.

Il petrolio potrebbe però dare una batosta a tutti, ma sembra resterà sotto i 100 $ ancora qualche settimana, forse non è stato una cattiva idea lasciare il medio oriente ai sauditi.

Tra due mesi è Natale, il panettone sarà rincarato ma come sempre sulle nostre tavole.

21 ottobre

 

 

 

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