Scriverò in punta di penna si astengano le anime pure, i codardi, i venduti.

 

Appare nella notte Giovanna B. sugli schermi della terza rete Rai.

Reduce da un esilio negli Stati Uniti è tornata a casa a Pechino. Pochi minuti ed inizia a magnificare il paese, i successi economici a due cifre del regime rosso sangue di Xi Jinping, accreditando le opache fonti del partito comunista.

Parla della Cina motore del mondo e di come le nostre esportazioni siano utili al nostro benessere – balla immane se abbiamo un deficit di quasi 20 miliardi di euro e ci limitiamo a vendere borsette, vestiti e vino rosso a qualche gerarca per la miseria di 13 miliardi, meno delle nostre esportazione in Belgio e circa il 2,50% del totale export.

Poi le immagini di una folla lieta che passeggia per le strade, i più senza mascherina e la notizia dell’approvazione dell’OMS del marxista etiope Tedros, del primo vaccino cinese che ha nel nome il destino Cansino.   

L’imbarazzo è tanto palese che Maurizio Mannoni, il conduttore, non ha nulla di meglio di ricordare che un razzo cinese fuori controllo potrebbe cadere in Italia. Ma va là, interviene la pechinese, è tutto sotto controllo annuncia, lo hanno dichiarato le autorità cinesi e noi dobbiamo credergli.

Evidente il contrasto con i destini di tanti giornalisti cacciati ed incarcerati dalla Cina, dal vecchio Terzani fino a tutta la stampa americana dal Wall Street Journal, al Washington Post al New York Times lo scorso anno, ma anche Zhang Zhan, la reporter condannata a quattro anni di carcere per aver raccontato Wuhan prima di ogni altro.

Ma la nostra inviata non appartiene a quella storia, ma alla famiglia di Xi Jinping. Tempo fa emerse che la figlia di Giovanna fosse una lobbista di ZTE, una consociata dell’esercito di Pechino che si occupa di 5G, messa all’indice da quei cattivoni a stelle e strisce per complicità con il terrorismo iraniano, direi un nulla rispetto al furto di centinaia di brevetti industriali di cui si è resa rea.       

Giovanna B. ricorda gli ultimi che cercarono la morte bella in Valtellina, non flette e non demorde e poco importa che il mondo è cambiato a Wuhan, nel silenzio e nelle omissioni di chi è responsabile di milioni di morti nel mondo e non solo a casa propria di iuguri, tibetani, oppositori e donne, il cui unico torto è essere state concepite donne.

Rimane poi l’indegnità della Rai, a cui bisogna ricordare che non è tempo di spartizioni modello prima repubblica, dove avevamo reti democristiane, comuniste e socialiste, e che la proposta di osceni film cinesi “mena e sportella” con Jacky Chan con frequenza giornaliera è un’offesa al canone prima che a noi stessi. Questo è un gioco più grande e la Cina è il nostro nemico non partner o alternativa.

In quanto alla Giovannona pechinese rimanga dove si sente amata e riconosciuta, blandita e coccolata.

Tornasse qui a breve rischierebbe il destino di tanti collaborazionisti, che ebbero il taglio a zero della leonina zazzera ed il pubblico ludribio, o peggio la poena cullei romana,  la pena ai traditori del Padre e della Patria, chiusi in un sacco di tela cerata con una vipera e gettati nel fiume … ça va sans dire … che Giovannona la scampi, perchè crediamo nel pentimento che è fonte della Chiesa di Roma e del nostro Occidente.

9 maggio

 

 

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