Le dichiarazioni dell’oligarca dell’alluminio Oleg Deripaska sull’impossibilità della Russia di fare la guerra all’Occidente sono la notizia del giorno.
“I soldi stanno finendo”, dichiara Deripaska, che rimpiange il tempo in cui la Russia si apriva al mondo ed i capitali esteri garantivano prospettive di crescita e sviluppo. Oggi la nuova economia di guerra suggerisce un ritorno ad un sistema comunista ad ordine centralizzato in una moderna operazione di “oro alla patria”.
A distanza di un anno ed a pensarci un attimo, la domanda su cosa vuole ottenere il regime di Putin da questa guerra rimane una sola risposta, sopravvivere ad una lista di errori strategici. Ricevere aiuti militari dall’Iran o dalla Nord Corea mostra l’evidenza della fragilità di un sistema paese il cui GDP è inferiore a quello dell’Italia e l’aspettiva di vita di un uomo non supera i settant’anni ponendosi al noventaseiesimo posto al mondo, per intenderci peggio del Bangladesh e Kirghizistan ed un poco sopra la Corea del nord. Il regime russo di Putin rimane però ben saldo. Nei primi giorni del conflitto le agenzie di stampa occidentali si auguravano un golpe di palazzo ordito dai siloviki, gli apparati interni di sicurezza ed intelligence, che abbattesse il tiranno e riportasse l’ordine razionale delle cose, il tempo ha mostrato che l’aspettativa era distante dalla realtà perché Putin e la sua corte paiono saldi al potere ed in controllo del paese.
Sempre nell’emergenza dei tempi e del Covid anche il regime cinese ha voltato le spalle al mercato per riproporre un’economia di capitale privato al servizio dello stato centrale. I diktat cinesi di Xi Jinping agli imprenditori, di cui abbiamo parlato in diverse circostanze, non hanno impedito a molti di loro di migrare verso altri lidi con i loro capitali, ma spesso si è trattato di piccoli e medi calibri perché i grandi, come Jack Ma di Alibaba non ha potuto fuggire con la cassa e si è limitato ad andare a vivere in Giappone. Così l’ultima vicenda del super banchiere Bao Fan prossimo a trasferire i suoi asset patrimoniali a Singapore e misteriosamente scomparso per una decina di giorni e poi arrestato dalle autorità di Pechino, mostra come tra gli oligarchi russi e gli uomini d’affari cinesi non troveremo chi ucciderà il tiranno ateniese Ipparco, alla maniera di Armodio ed Aristogitone, o chi a loro consegnerà armi e denari.
Oligarchi e banchieri sono mercanti, non uomini di trame di palazzo e d’armi.
3 marzo
Cucinando pancake a Vladivostock