Il logoramento della capacità produttiva e le supply chain – catene di produzione del valore – sono l’ultimo capitolo dello scontro Stati Uniti e Russia, che si svolge nella libera isola di Taiwan.
Taiwan non è solo il grande desiderio del Xi Jinping, che vorrebbe passare ai posteri come il grande riunificatore della Cina, ma più prosaicamente la capitale mondiale della produzione dei circuiti integrati, in inglese chip, ovvero la componente di base dei sistemi di elaborazione dati, come i computer (es. processore o CPU); i microprocessori e i microcontrollori, oltre ad essere presenti nella quasi totalità dei dispositivi elettronici.
Oggi Taiwan è l’indiscusso leader mondiale e produce il 66% dei chip mondiali, quando la Corea del Sud si attesta al 17% e la Cina di Pechino ad un modesto 8%.
Taiwan è nei fatti il centro del mondo tecnologico e del silicio, anche se Xi Jinping non ammetterebbe mai che il suo vero desiderio di mettere una bandiera rossa sugli impianti di produzione di componentistica informatica, come la menzogna del Russkij Mir o mondo russo e panslavo di Putin, che dell’Ucraina ambisce alle risorse agricole, idriche e minerarie.
https://www.jpmorgan.com/insights/research/supply-chain-chip-shortage
https://analyticsindiamag.com/state-of-chip-shortage-in-2021/
Il Covid ha rallentato la creazione di nuovi impianti del principale produttore mondiale TSMC Taiwan Semiconductor Manufacturing Co negli Stati Uniti, ma i piani industriali sembrano indicare la scelta di mettere al riparo la produzione di chip dalle mire di Pechino e trasferirle in Arizona. Nel paese c’è chi sostiene che la distruzione degli impianti di semiconduttori, al momento dell’invasione con cariche di tritolo, possa essere il miglior deterrente alle pretese del partito comunista di Pechino.
https://www.taiwannews.com.tw/en/news/4393176
L’ultimo capitolo della guerra di silicio è datato pochi giorni fa, ancora e colpevolmente assente nella stampa nazionale.
Il governo di Taipei ha deciso di limitare la vendita alla Russia i prodotti rientrano nelle categorie da 3 a 9 dell’accordo di Wassenaar e comprendono computer, apparecchi per le telecomunicazioni, sensori, laser, dispositivi per la navigazione, motori a reazione e altro ancora. Come riportato da DigiTimes, la Russia non può più acquistare da aziende taiwanesi chip che possiedono le seguenti caratteristiche:
- Prestazioni pari a 5 GFLOPS
- Funziona a 25 MHz o più
- Ha un’ALU più ampia di 32 bit
- Ha un’interconnessione esterna con una velocità di trasferimento dati di 2,5 MB/s o superiore
- Ha più di 144 pin
- Ha un ritardo di propagazione del basi gate inferiore a 0,4 nanosecondi
https://www.tomshw.it/hardware/intel-investe-su-risc-v-per-i-supercomputer-del-futuro/
Scriva la stampa specializzata: “Queste restrizioni su questi chip significano principalmente che è tornato all’età della pietra per Russia e Bielorussia per quanto riguarda la tecnologia. La maggior parte dei chip e dei circuiti integrati che gestiscono il mondo tecnologico moderno di oggi si trovano nella gamma di frequenze multi MHz e GHz. Inoltre, la cifra di 5 GFLOP significa che i russi non saranno nemmeno in grado di mettere le mani su una Sony PlayStation 2 che offre 6,2 GFLOP.”
Quanti mesi può durare la guerra tecnologica del presidente Putin?
8 giugno