Pensare ad Antonio Gramsci, non il filosofo politico, ma l’omonimo nipote che ha rilasciato un’intervista al Corriere lo scorso marzo.

Antonio Gramsci ha cinquantasei anni, sangue italiano per un quarto ed ha imparato la lingua di Dante da adulto. E’ un professore di biologia ed insegna musica, si dice convinto della buona fede dell’autocrate Putin e convinto che il paese non può offrire nulla di meglio alla madre Russia. “Nella Russia di oggi non esistono valide alternative a Putin. Questo la gente lo sente, lo capisce. Certo, a ogni elezione esiste un’altra possibilità di scelta, ma nessuna garantisce la stabilità di questo Paese come lui. Per questo l’ho votato”.

Colore e curiosità nel leggere Gramsci a Mosca, ma le tinte sono sfumate quando racconta un mondo che noi occidentali non potremo mai capire, “Credo che il mondo guardi alla Russia attraverso la lente delle sue due grandi città. E allora si fanno grandi teorie sulla nostra occidentalizzazione. Ma esiste una grande differenza tra il livello di vita delle metropoli russe e le loro periferie. Chi vive altrove, considera i cittadini come piccolo borghesi che non producono nulla. E in parte ha ragione. Mosca può sembrare una capitale abitata da persone che si divertono e fanno affari, dedite alla finanza e al terziario. Come a Londra o a Milano. Basta spostarsi di cento chilometri appena, ed è tutta un’altra storia. La Russia profonda è tutt’altro che omologata all’Occidente. E quindi, non ne ha tutto questo desiderio. L’isolamento fa più paura agli “occidentali”, i giovani russi abituati a viaggiare. Gli altri, quelli come me che sono cresciuti in epoca sovietica, sono già immunizzati”.

https://www.corriere.it/esteri/22_marzo_07/nipote-gramsci-che-sostiene-putin-voi-non-capite-paese-lui-af9c288e-9e61-11ec-aa45-e6507f140451.shtml

Immunizzati è un termine che pare aver cercato con cura, mostrando quanto sia lontano dal contributo dell’avo filosofo, il cui pensiero è uno strumento ancora utile a comprendere le debolezze e le incongruenze dei sistemi autocratici del terzo millennio. 

Il concetto di egemonia culturale risulta tanto fluido da essere permeante del mondo come lo conosciamo. Egemoni sono coloro che detengono cultura e la direzione dello sviluppo, coloro che indirizzano i tempi, le scelte, i progetti, la scienza ed i sogni di una classe sociale, di una nazione, del mondo. La dissoluzione liquida e digitale del mondo tradizionale, come affermano Baumann o Sadin, può distruggere i modelli tradizionali dell’essere, ma non il mondo delle aspirazioni e dei desideri, anche se allucinati dalla realtà.

La proto modernità del ventennio 1975-1995 ha evidenziato il fallimento del socialismo, delle sue utopie e dell’uomo nuovo, ma per molti il progetto dello stato etico valeva l’impegno di settant’anni di storia. 

Il sogno è svanito. L’uomo neo sovieticus in Russia, come il moderno erectus pekinensis in Cina, hanno mostrato l’orrore più di chiunque altro. Milioni di morti tra purghe, guerre e carestie e gli aborti coatti cinesi assunti a pianificazione delle nascite, come se i propri figli fossero scatolette di carne in scatola.

Il modello liberale occidentale non ha poi sostituito quello socialista, la dittatura del popolo è divenuta dominio di un élite di oligarchi e nuovi imperatori e zar.

Rimane però il perenne inseguimento ai costumi occidentali, ai loro consumi, il parka di Loro Piana da 12.000 euro di Putin ed i suoi orologi Blancpain da oltre 50.000 al polso, fino all’impudica ossessione di dare l’educazione dei migliori atenei americani ed inglesi ai figli dell’élite – intrinsica fragilità di un modello altro, che non c’è e non può esserci. Così la Cina si impegna a far dichiarare patrimonio dell’umanità la medicina tradizionale, secondo la quale le scaglie di cheratina dei pangolini curano la disfunzione erettile, ma preferisce curare i tumori con le tecniche del Mount Sinai di New York. Ha studiato negli Stati Uniti la figlia di Lavrov, il ministro degli esteri russi, le amanti dello zar Vladimir crescono i figli di secondo letto in Svizzera, e si contano a centinaia di migliaia gli studenti cinesi che frequentano ogni anno le facoltà scientifiche statunitensi. Quando poi l’amministrazione Trump e Biden pongono un freno, i cinesi intraprendono a vie legali di fronte ad un tribunale a stelle e strisce, accusando gli americani di discriminazione.

L’egemonia culturale rimane occidentale, anche perchè questo è il luogo dove le peggiori ingiustizie producono meno danni e lacerazioni, dove il reddito pro capite degli Usa è sei volte quello della Russia e della Cina. 

É degli sciocchi demonizzare il reddito (lo fanno gli amanti della decrescita felice dai loro salotti borghesi e bohémiens), perché il reddito non è solo consumo, ma accesso all’educazione ed alla cultura, spesso all’ascensore sociale per merito, scelta, impegno e responsabilità.

I barconi dei siriani fuggiti in Turchia cercano la Grecia e non la Crimea. Perchè il sogno di una vita migliore per i propri figli si realizza in Europa, negli Stati Uniti o in Canada e non a Mosca, Pechino o Minsk.

Questo mostra il pensiero minimo di Antonio Gramsci, il nipote, nel nome di una vita neo-sovietica che sopravvive nella sterminata Russia e nell’immensa Cina, alla modernità ed alla speranza di un mondo diverso, speriamo migliore, in ogni caso in divenire.

3 aprile

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci il nipote

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