La Cina non cambia.
Era il 1958 quando Mao Zedong decise che era necessario indire una mobilitazione nazionale di igiene pubblica, per combattere gli animali parassiti, che si nutrivano di una parte del raccolto di riso e grano. Il principale nemico fu identificato con il passero comune.
I diaristi del tempo segnalarono che nel 1960 questi uccelli erano quasi del tutto scomparsi. Ne conseguì il proliferare di un gran numero di insetti, tra cui cimici, zanzare e le cavallette che distrussero i raccolti provocando una terribile carestia. Ricorrere ai pesticidi sembrò la soluzione, ma si avvelenò un’intera generazione di contadini ed allevatori. Nel 1962, quando tutto si concluse, si contarono forse trenta milioni di morti, le fonti sono naturalmente indipendenti.
Era il 2003 quando il tema della mobilitazione nazionale ritornò in tempo di Sars. Si ritenne, a torto, che i principali portatori del virus fossero alcuni animali selvatici. Gli animali oggetto dello sterminio furono zibetti, tassi ed i procioni, tenuti spesso in cattività. Lo stesso Oms rilevò che la strage di animali poteva essere più pericolosa del mantenerli in vita, per effetto dell’esposizione al sangue, ma almeno quella volta non vi furono effetti catastrofici oltre 800 morti.
“Il virus ha significato che ci sono state molte opportunità di fare esercitare un nuovo controllo sulla salute delle persone e di entrare nelle loro case”, dichiarò il professor Bob Benewick un esperto di Cina della Sussex University alla BBC News online.
“Questa forma di controllo sociale risale agli anni ’50. I comitati di quartiere sono ora conosciuti come consigli di comunità e in una certa misura sono stati modernizzati, ma essenzialmente hanno ancora la stessa vecchia infrastruttura e in alcuni casi hanno molto potere “.
Il passato maoista cinese aiuta a spiegare la velocità, la completezza e l’aggressività con cui vengono portate avanti le strategie decise dai vertici ed anche la lentezza e la segretezza, con cui i funzionari cinesi hanno inizialmente reagito all’emergere del problema.
“È vino nuovo in bottiglie vecchie”, ha affermato il professor Benewick, “in parte a causa degli effetti delle riforme come la disoccupazione e la migrazione, ora stanno reinvestendo nel controllo sociale”.
Era il 2003 e sembra oggi.
25 aprile 20