“Nessuna ingerenza negli affari interni”. Ripetuto fino a divenire un mantra è la dichiarazione di principio della politica estera cinese.
L’affermazione implicita è di fare affari con chiunque e poco conta se si trattato del Cile di Pinochet ieri o dei talebani afghani oggi, perché la Cina aspira alla pace – meglio dire stabilità – e commerci che portino vantaggi a tutti. La win win theory è la faccia educata della medaglia che racconta sull’altro lato la diplomazia del lupo guerriero. Le feluche di Pechino sono prevedibili nelle pacifiche intenzioni, quanto nella smisurata fame di affermazione ed egemonia.
L’articolo “Uk public realizes Brexit folly, but return to Eu not so easy”, pubblicato sul China Daily lo scorso 27 settembre rappresenta una interessante eccezione. La Brexit, afferma il tabloid di Pechino, ha cagionato danni al Regno Unito, i risultati economici sono modesti, i prezzi dei generi alimentari in costante crescita e la protesta sale nelle piazze.
Ji Xinping durante la sua visita a Londra nel 2015 aveva rotto la dottrina della neutralità dichiarando in privato – ma facendo in modo che la notizia divenisse pubblica – come l’uscita del Regno Unito non era una buona idea. Una sortita tanto curiosa da lasciare aperte diverse interpretazioni.
La Brexit avrebbe prodotto una UE più debole e meno autorevole come partner, vi era poi il timore di una saldatura tra gli interessi del Regno Unito e gli Stati Uniti, il rivale strategico del nuovo millennio. Il Regno Unito fuori dalla UE potrebbe avere aspirazioni nel mare cinese meridionale in un rigurgito imperiale? Difficile pensare alle cannoniere inglesi davanti a Taiwan insieme alla portaerei Gerald Ford.
Alle supposte minacce strategiche vi sarebbero state maggiori opportunità commerciali tra Pechino e Londra senza i vincoli europei, tuttavia le economie sono tanto interconnesse che le recenti diatribe su tariffe e macchine elettriche tra UK, Eu e Cina mostrano le difficoltà delle scelte separatiste. Infine il Regno Unito rappresentava la maggiore porta d’ingresso agli investimenti finanziari nella comunità europea – una sorta di cavallo di troia per i più maliziosi – ed il venirne meno è stato dannoso.
Per i tabloid di Pechino la Brexit conferma come la volontà popolare mostri l’incoerenza della democrazia guidata dagli istinti e dalla pancia più che dal cervello, che sceglie per il peggio a dispetto della stabilità del sistema. “We hope that the UK and the EU can reach an early agreement through negotiation. A prosperous and stable Europe is in the interests of all parties.”
5 ottobre
https://enapp.chinadaily.com.cn/a/202309/27/AP65136cf1a310f3b0aff688e4.html
https://thediplomat.com/2016/06/what-china-thinks-about-brexit/
https://www.gmfus.org/news/china-not-winner-brexit
https://whitehousecomms.com/project-brexit/country/china/