“La guerra tra Russia e Ucraina è stata catastrofica per entrambi i paesi. Poiché nessuna delle due parti gode di un vantaggio schiacciante e le loro posizioni politiche sono completamente in disaccordo, è improbabile che i combattimenti finiscano presto. Una cosa è chiara, però: il conflitto è uno spartiacque post-guerra fredda che avrà un impatto globale profondo e duraturo.
Quattro fattori principali influenzeranno il corso della guerra. Il primo è il livello di resistenza e di unità nazionale dimostrato dagli ucraini, che finora è stato straordinario. Il secondo è il sostegno internazionale all’Ucraina che, sebbene recentemente non sia stato all’altezza delle aspettative del paese, rimane ampio. Il terzo fattore è la natura della guerra moderna, un contesto che coinvolge una combinazione di potenza industriale e sistemi di comando, controllo, comunicazione e intelligence. Uno dei motivi per cui la Russia ha lottato in questa guerra è che deve ancora riprendersi dalla drammatica deindustrializzazione subita dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica.
L’ultimo fattore è l’informazione. Quando si tratta di prendere decisioni, Vladimir Putin è intrappolato in un bozzolo di informazioni, grazie alla sua lunga permanenza al potere. Il presidente russo e il suo team di sicurezza nazionale non hanno accesso a informazioni accurate. Il sistema che gestiscono non dispone di un meccanismo efficiente per correggere gli errori. Le loro controparti ucraine sono più flessibili ed efficaci. La combinazione di questi quattro fattori rende inevitabile la sconfitta finale della Russia. Col tempo sarà costretto a ritirarsi da tutti i territori ucraini occupati, compresa la Crimea.“
Le parole non sono del ministro degli interni ucraino Dmytro Kuleba, ma di Feng Yujun professore dell’Università di Fudan, tra i maggiori esperti di politica internazionale e dei rapporti sino russi.
Feng Yujun è sempre stato critico nei confronti della leadership russa, lo ricordano i suoi articoli reperibili in rete, ma oggi si nota un cambio di passo con un articolo “Russia is sure to lose in Ukraine, reckons a Chinese expert on Russia – Feng Yujun says the war has strained Sino-Russian relations”, pubblicato da Economist lo scorso 11 aprile di cui pubblichiamo ampi stralci.
Feng Yujun è intellettuale organico al partito comunista cinese così da porci la domanda: la Cina di Xi è stanca del nuovo disordine globale prodotto da un alleato tanto scomodo?
“Le relazioni della Cina con la Russia”, scrive ancora Feng Yujun, “non sono fisse e sono state influenzate dagli eventi degli ultimi due anni. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha appena visitato Pechino, dove lui e il suo omologo cinese hanno sottolineato ancora una volta gli stretti legami tra i loro paesi.
Ma il viaggio sembra essere stato più uno sforzo diplomatico da parte della Russia per dimostrare che non si tratta solo di un vero amore. Osservatori accorti notano che la posizione della Cina nei confronti della Russia è passata dall’atteggiamento “senza limiti” dell’inizio del 2022, prima della guerra, ai principi tradizionali di “non allineamento, non confronto e non presa di mira di terze parti”. Sebbene la Cina non abbia aderito alle sanzioni occidentali contro la Russia, non le ha violate sistematicamente. È vero che la Cina ha importato più di 100 milioni di tonnellate di petrolio russo nel 2023, ma non si tratta di una cifra molto superiore a quella che acquistava annualmente prima della guerra. Se la Cina smettesse di importare petrolio russo e lo acquistasse invece da altrove, senza dubbio aumenterebbe i prezzi internazionali del petrolio, esercitando un’enorme pressione sull’economia mondiale.
Dall’inizio della guerra la Cina ha condotto due cicli di mediazione diplomatica. Il successo si è rivelato sfuggente, ma nessuno dovrebbe dubitare del desiderio della Cina di porre fine a questa guerra crudele attraverso i negoziati. Questo desiderio dimostra che Cina e Russia sono paesi molto diversi. La Russia cerca di sovvertire l’ordine internazionale e regionale esistente attraverso la guerra, mentre la Cina vuole risolvere le controversie pacificamente.”
Feng Yujun non parla a caso e misura le parole dalle pagine dell’Economist, o se preferite dal maggiore palcoscenico del capitalismo occidentale, per ricordarci che le materie prime russe valgono meno dei mercati occidentali.
La chimera sino occidentale – in questi giorni abbiamo visto il cancelliere Scholtz a Pechino – è la sola che può sostenere un’economia cinese in deflazione con una penosa crisi di consumi interni e la stessa leadership di Xi Jinping.
23 aprile