La notizia dell’acquisizione da parte di Poste Italiane della maggioranza di Sengi, una piccola società cinese di logistica e spedizioni il cui fatturato non supera gli 80 milioni di euro, è stata riportata sulla prima pagina del Sole 24 ore del 21 gennaio.
L’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante, ha dichiarato che l’acquisizione del 51% della piccola società è strategica alle politiche del gruppo ed è di supporto alla crescita del commercio on line dalla Cina.
La pubblicità dell’operazione ci impone qualche riflessione.
La notizia fa naturalmente parte di una strategia utile a Pechino ed alla sua politica di soft power sull’opinione pubblica occidentale. Il governo cinese accetta o suggerisce la cessione di una piccola società ad un gruppo italiano, non mancando di darne ampia rilevanza mediatica e Poste Italiane si presta al gioco per ragioni di consenso interno. Pochi mesi fa la wolf warrior strategy cinese mirava all’acquisizione del porto di Trieste, uno dei maggiori centri logistici nazionali. La faccenda non aveva appassionato una distratta stampa nazionale. La crisi si risolse lo scorso settembre con l’intervento della società di controllo del porto di Amburgo, su sollecitazione euro-atlantica, con un piano di investimenti per oltre 1 miliardo di euro.
Un piccolo colpo al cerchio per milioni mirando sempre alla botte per miliardi, così il pensiero egemonico di Pechino, doveroso riportarlo ai molti, che hanno letto distrattamente l’articolo in questione.
22 gennaio