Wall Street e le borse del mondo mostrano preoccupazione per le notizie dei disordini in Cina. Apple è quotata a New York, Foxconn il suo primo fornitore è cinese e le immagini delle piazze in rivolta turbano gli investitori. La catena di produzione globale del valore non vuole preoccupazioni o peggio ritardi.

I partigiani della libertà esultano dalle pagine dei quotidiani d’Occidente. Un nuovo anelito di libertà a Pechino? Ciò che è scritto oggi domani non varrà nulla perché i servizi di sicurezza hanno fatto il loro lavoro nella notte e normalizzato il paese. Il malessere dei ceti produttivi cinesi ha ragioni più profonde e poco a che fare con quanto vorrebbero le penne belle. Il mal di pancia è la pancia vuota di un paese che non cresce più, che invecchia e che non riesce a dare il lavoro ai giovani laureati. Un paese che ha messo i propri risparmi nel mattone ed ha visto la bolla fare splash. Le penne belle della stampa nostrana, perennemente in balia dei venti, non raccontano l’implicito cinese, cedere rappresentanza per il dividendo di una crescita senza fine. Noi lo sappiamo, altri fanno finta di indignarsi, mentre ai cinesi va bene così e tanto basta.

E poi abbiamo il gioco più grande. Abbiamo detto di Foxconn Apple, ma il tema dei legami tra le economie come deterrenza al peggio è vecchio più di cent’anni. Nel 1910 Normann Angell, politico e saggista inglese poi premio Nobel per la Pace nel 1933, sosteneva ne “La grande illusione” che l’interdipendenza economica-finanziaria tra i paesi avrebbe reso un conflitto irrazionale, causando maggior danni al vincitore di quanto ne avrebbe commerciando pacificamente con il nemico. Il tempo ha sconfessato Angell ed il suo sogno di economia aperta e liberale, due guerre mondiali che hanno segnato il secolo europeo con un oceano di sangue da cui non ci siamo ancora ripresi, Kissinger ipse dixit, fino all’ultimo azzardo russo figlio del declino economico e culturale di Mosca. Tuttavia il pensiero di Normann Angell rivive coerente oggi più di ieri e l’evidenza è negli indici globali delle borse di tutto il mondo

Dimenticavo. I quotidiani cinesi in lingua inglese dal China Daily, al Global Times non raccontano un bel nulla delle loro piazze ma dei teppisti islamici che hanno messo a ferro e fuoco Bruxelles, dei successi del governo di Xi Jinping e di quanto siano sciocchi gli occidentali.

Vero.

30 novembre

Sir Normann Angell

 

 

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