La grande statua eretta al dio della guerra, alta oltre cinquantacinque metri e pesante oltre milletrecento tonnellate è stata costruita in bronzo e domina la città di Jingzhou, nella regione dell’Hubei del noto laboratorio militare per le armi biochimiche di Wuhan, inevitabilmente il luogo perfetto.

Ritrae un uomo, il generale Guan Yu del secondo secolo dopo Cristo, diventato da martire un dio pagano perfetto ed invincibile, simbolo e testimonianza della Cina imperiale del XXI secolo. Guan Yu nella sua vita su un soldato eroe, di umili origini rimase legato al suo giuramento di fedeltà non tradendo mai il governante degli Shu Han, erede dell’intero impero della Cina, Liu Bei. Guan Yu fu ucciso da un traditore di nome Lu Meng, rifiutando la resa ed accettando la morte ma promettendogli che sarebbe tornato a cercarlo in spirito per ucciderlo a sua volta.

Coerenza, forza interiore e sfida alla morte per divenire Dio, ma anche fedeltà assoluta all’autorità centrale, Guan Yu è il simbolo perfetto per il regime di Pechino, meno fortuna hanno altre statue ed altre simboli. Mentre vengono erette statue al Dio della guerra, il regime cinese compie la distruzione sistematiche di chiese cristiane e moschee islamiche, fino alla demolizione di centinaia di statue di Buddha diffuse sul territorio nazionale.

Le drammatiche testimonianze della devastazione è ben testimoniata dal meritorio sito  https://it.bitterwinter.org/, che racconta quotidianamente di diritti umani e libertà religiosa in Cina, tra le testimonianze più sconvolgenti la distruzione con il tritolo della statua in piedi della Guanyin, la tradizionale figura della religiosità cinese scolpita su una scogliera, che misurava cinquantotto metri di altezza.

Il fervore iconoclasta del governo cinese ci riporta agli anni tragici della rivoluzione culturale, mentre scriviamo queste parole, il giornale South China Morning Post riporta la visita del presidente Xi ai marine cinesi, affermando che il tempo della guerra si avvicina ed oltre cinquantamila soldati di Pechino si schierano ai confini del Ladakh indiano sul quale la Cina ha pretese territoriali.

L’Occidente provò orrore di fronte alla distruzione dei Buddha afgani di Bamiyan da parte dei talebani, oggi tace di fronte alla distruzione della civiltà religiosa ed al culto del sacro ad opera di Pechino, l’aggressività di Xi Jinping ricorda a tutti noi che è necessario attivarsi, perché la religione della guerra ed il suo dio pagano e mostruoso devono essere contrastati oggi, domani è già tardi.

16 ottobre

 

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