“Il governo non ha politicizzato alcun vaccino. Pensiamo davvero che non si debba politicizzare nessuno dei processi di vaccinazione, perché davvero il vaccino COVID-19 è la nostra speranza”, così Sophia Chan il segretario alla Sanità di Hong Kong.
I cittadini di Hong Kong hanno quindi la possibilità di scegliere tra i vaccini della Pfizer, Astra Zeneca e Sinovac che sono stati approvati dalle autorità di controllo.
La pandemia Covid Sars 2 ha colpito solo marginalmente il paese, i deceduti sono meno di duecento e solo 11.000 persone sono stati infettate. Le misure di contenimento ad Hong Kong sono stati sicuramente efficaci. Il paese è chiuso al mondo esterno da quasi un anno. Chi avevo titolo di rientrare nel paese è soggetto a misure di controllo eccezionali ed una quarantena che si è protratta dai 14 giorni dello scorso dicembre fino agli attuali 21 giorni.
Di assoluto rilievo è una interessante ricerca sulla campagna vaccinale della facoltà di Medicina dell’Università di Hong Kong effettuata tra il 6 ed il 17 gennaio e pubblicata lo scorso 28 gennaio.
I dati mostrano che la popolazione disponibile ad assumere il vaccino sia solo del 50%. Il dato è il più basso rispetto ad altri paesi presi in considerazione come la Cina 88%, Usa 75% e l’Italia, il Regno Unito e la Germania che sono intorno al 70%.
Il campione della popolazione intervistata preferisce il vaccino occidentali Pfizer per il 55,9%, mentre Astra Zeneca raccoglie il 35,3% ed il cinese Sinovac il 36,7%. La ricerca mostra che la notizia della reale efficacia di Sinovac in Brasile al 50,4%, ha fatto crollare la fiducia del 25% dei consensi.
Nei redditi più elevati la scelta si indirizza verso i vaccini occidentali soggetti a più trasparenti trials di ricerca, sviluppo e validazione, mentre i cittadini a più basso reddito mostrano maggiore fiducia verso il vaccino cinese.
Forse è solo un vaccino, ma a noi piace pensare che Hong Kong continua a guardare ad Occidente.
21 febbraio