Il China Daily annuncia che la Cina è il paese al mondo che ha la più grande sensibilità alla tutela della bio diversità. Nelle stesse ore, la crisi del costo dei gas naturali impone alla Cina l’aumento dell’estrazione di carbone per usi civili ed industriali, primo responsabile della presenza di CO2 nell’atmosfera, del conseguente riscaldamento e della crisi della stessa bio diversità.

Se gli Stati Uniti sono energeticamente indipendenti, si consideri la nuova politica di Washington nel medio oriente allargato, volta al considerare periferica quell’area di mondo, la Cina paga la forte dipendenza a gas e petrolio. Così è Pechino che sostiene il maggior danno dalle politiche inflattive e dalla scarsità d’offerta, altro capitolo della nuova guerra del post Covid.

Diventare un paese libero dalla povertà assoluta ha comportato uno sforzo straordinario. All’anno 2021 la Cina garantisce ai propri cittadini energia elettrica, acqua, calorie, proteine da animali, che li nutrono, li fanno scaldare d’inverno e rinfrescare d’estate. Centinaia di milioni di cinesi hanno una automobile per muoversi e denari per acquistare un biglietto aereo per poter andare in vacanza a migliaia di km da casa. 

La legittimità del modello di capitalismo di stato cinese si è fondato su questo risultato. Semplice quanto la vecchia metafora di Deng sul colore del gatto che deve catturare il topo, indifferente se bianco o nero. Nel passato le grandi dinastie imperiali cinesi sono cadute a seguito di rovinose sconfitte militari ed a invasioni di popoli ostili, in ugual modo il destino del comunismo di Pechino si confronta con la sfida del benessere e dell’aumento dei consumi.

Il tema della transizione energetica risulta in tal senso esemplare. La Cina dichiara che la sostenibilità ambientale è un tema ineludibile del terzo millennio, il presidente Xi Jinping non manca di dichiararlo ad ogni incontro pubblico e nei summit internazionali con gli altri leader mondiali. Le aziende cinesi sono tra le prime al mondo nella produzione di pannelli solari e batterie al litio, mentre la vicenda di un gruppo di elefanti selvaggi della Cina meridionale, che hanno perso le coordinate spaziali a seguito del mutamento del clima, migrando a nord per oltre 800 km, ha appassionato i lettori cinesi, tuttavia la realtà è ben differente.

Quanto è ipotizzabile assumere i costi di una transizione green quando un paese rimane in grande parte povero? Divenuto l’opificio del mondo ne ha assunto il costo ambientale diretto, ma la produzione di CO2 ed inquinanti è tale che il problema ambientale cinese è diventato globale. 

Il tema del costo della transizione green risulta il maggior tema dell’agenda del prossimo decennio, a noi occidentali l’esatta valutazione di una competizione complessa con Pechino, che continuerà ad avere costi di produzione inferiori per effetto dei forti inquinanti fossili dei quali vorrà rinunciare solo nel 2060, una sorta di dumping ambientale.

Lo spettro dello scontro di civiltà si sposta dalle accademie di formazione delle scuole d’élite occidentali, alla scienza economica della programmazione, alla diplomazia della guerra informale.

12 ottobre

 

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