Solo 346 turisti sono entrati in Thailandia nell’ultimo mese grazie ad un visto speciale e solo 1200 negli ultimi quattro. Il paese ha visto azzerare da marzo le presenze turistiche che vale circa il 20% del Pil.
La repentina chiusura delle frontiere dai primi giorni della pandemia, ha consentito di ridurre le infezioni a poche migliaia ed a solo settanta decessi, ma ha affossato un’economia già sofferente per le sue strutturali debolezze: la dipendenza dal settore turistico, le politiche governative votate all’austerità e una distribuzione della ricchezza tra le più ineguali del mondo.
Il bath, la moneta locale è sopravvalutata da anni, forse per consentire alle élite di fare investimenti esteri e di governo di modernizzare il paese, ma il super bath rende complicate le tradizionali esportazioni di prodotti agricoli. La produzione di riso ha sofferto di una doppia crisi a seguito di una pessimo raccolto. I prezzi interni sono crollati al produttore, ma continuano ad essere troppo alti per l’esportazione, se paragonati al Vietnam e all’India. La Cina ha ridotto gli acquisti ed ha iniziato a comprare riso indiano dopo oltre vent’anni a dispetto della crisi in corso sui confini himalaiani.
Le tensioni riverberano poi sulla società, la polizia ha arrestato i manifestanti che chievano le dimissioni del governo ed una insegnante è stata condannata a 43 anni di prigione, per aver diffuso contenuti audio lesivi della corona.
Nelle ultime settimane le restrizioni sanitarie sono diventate più stringenti, a causa di focolai di Covid Sars da parte di lavoratori irregolari birmani. Prima di loro l’attenzione era riservata agli occidentali, definiti untori della pandemia, “dirty farang” nell’espressione del ministro della sanità thailandese Anutin, di origine cinese. Le isole turistiche hanno serrato i battenti da marzo, i lavoratori sono tornati nelle campagne dei padri per guadagnare la sopravvivenza. Il mantenimento degli elefanti, per il trasporto di turisti è diventato così costoso, che molti di loro sono abbandonati nelle foreste, ma i pachidermi si trovano ad affrontare difficoltà sconosciute avendo vissuto tutta la vita in cattività.
Nelle vie di Bangkok il traffico si è ridotto di un terzo in prossimità del week end, quando chi poteva tornava nelle seconde case sulle colline di Khao Yai o al mare di Rayong rendendo caotico il traffico cittadino, ma in questi mesi sono molte le persone che preferiscono non muoversi troppo.
Se il vicino Vietnam è riuscito a crescere nel 2020 a dispetto della crisi di circa 3 punti di Pil, la Thailandia paga più di altri la propria iniquità sociale e la dipendenza dal turismo.
24 gennaio