“Leggo la stampa internazionale da sempre, ma il focus delle analisi sulla Cina è un noioso valzer di tante parole”.

Simon Huang di professione avvocato è un cinese di Hong Kong, figlio della prima diaspora di Patten del 1997, quando la colonia britannica tornò alla Cina.

“Mio padre decise che era meglio fare le valigie ed andarsene con la famiglia. Fu doloroso per lui, che si sentiva prima di tutto un cittadino di Hong Kong e la nostra famiglia aveva pagato con il sangue la resistenza all’occupazione giapponese. Lavoro a Singapore, ho un passaporto britannico, ma Hong Kong è la mia anima ed il cantonese la mia lingua”.

Incontro Simon a Cernobbio sul lago di Como dove ha deciso di passare alcuni giorni di vacanza, ci siamo conosciuti anni fa in Thailandia.

“Ho sfogliato anche i vostri giornali e letto i contenuti, c’è qualcosa che manca sulla narrazione della Cina”. 

“Si scrive di crisi demografica e bolla immobiliare, disoccupazione giovanile e bassa crescita legati agli investimenti pubblici, della produttività che cala, mentre i consumi privati languono.

Gli uomini d’affari cinesi parlano invece di “neijuan”, ovvero ‘involuzione”, ritirarsi in sé stessi, tornare ad essere la Cina che è la stessa dell’inizio dei tempi, come condanna per le proprie colpe. La Cina ha sfidato il mondo, lo ha preso in giro negli anni del virus di Wuhan ed il mondo che conta ha perso ogni fiducia e l’ha esclusa dagli affari, dagli investimenti e dai settori della ricerca. Quello che non si racconta è che la leadership del partito ha fallito il baratto tra la promessa di un benessere diffuso a fronte di una rinuncia ai diritti individuali. Il modello non funziona più ed il controllo è l’autoritarismo aumentano. Non vi sono voci dissonanti o critiche. L’autoritarismo permea ogni aspetto della vita quotidiana.  Il controllo sociale è dappertutto. 

Il partito e la leadership vorrebbero mostrarsi equi e giusti, ragione per la quale l’idea del comunismo ha avuto tanto successo da voi in Occidente nel novecento. La storia ha mostrato che le cose non sono andate nella direzione, ma uno stato etico capace di ordinare il mercato è un’idea forte ed è stata vincente in Cina per oltre trent’anni, ma nulla è per sempre”. 

Pensi a Giovanni Arrighi, aggiungo. “Si ricordo, mi avevi suggerito la lettura di quel professore italiano con cattedra alla John Hopkins a Baltimora, che parlava del comunismo cinese come ordinatore etico del mercato.”

Simon osserva un attimo la riva del lago mentre la sera allunga le ombre, “il benessere per tutti è una menzogna. Le tasse crescono ed i cittadini cominciano a porsi delle domande su come viene speso il denaro pubblico. Infine, il divario tra città e compagna è salito da due a sei volte mentre i cittadini hanno investito i loro risparmi nell’iniziativa immobiliare di stato.” 

Ma i grandi gruppi sono privati, aggiungo. “Evergrande” mi dice,” il primo gruppo immobiliare cinese è nei fatti fallito ed il suo debito vale 300 mld di dollari. Un’enormità, per capirne le dimensioni, quando il vostro pnrr vale 235 mld di euro. Le cedole dell’obbligazione sono pagate dallo stato. L’idea della crescita senza fine è una menzogna collettiva.”

Vi sono analogie con la crisi statunitense del sub prime, osservo. “In parte, perché le grandi disastri sistemici nascono dall’amore dei risparmiatori per gli immobili.” Mi dice sorridendo, “Ricordiamoci Freddy Mac e Fannie Mae che negli anni d’oro valevano metà dei finanziamenti per l’acquisto della casa ed i mutui sub prime, ma solamente pochi giorni fa la Bank of China ha imposto un down payment di almeno il 20% per l’acquisto della prima casa e 30% per la seconda. Come dire che potevi comprare casa a credito nella speranza di una crescita senza fine”.

Mi mostro ingenuo perché voglio stuzzicare l’orso che vive in Simon… to poke the bear … e allora come faranno a mantenere il potere e l’egemonia?

Simon alza gli occhi e poi mi sorride dietro i suoi occhiali di metallo. “Faranno quello che fanno tutti i grandi paesi autoritari, cercheranno un nemico esterno e gli faranno guerra per ragioni di politica interna e consenso”. Taiwan chiedo? Certo, ma per il momento hanno chiuso la società letteraria di lingua cantonese ad Hong Kong. Non erano ribelli, ma letterati e Pechino a dichiarato guerra alla mia lingua. La diversità deve essere colpita. Pubblicami con lo pseudonimo di Simon Huang per cortesia, ho clienti ed affari nel Mainland. Questa è la Cina di Xi Jinping amico mio.

14 settembre

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