Decoding China, ovvero decodificare la Cina, in un’espressione cara agli analisti politici Ronza ed Amoruso, il suo pensiero profondo mai perfettamente compreso, per trovare la giusta risposta ed equilibrio alle azioni del drago cinese.
La parola “Opportunità” è il metro e la misura del pensiero cinese e lo è da sempre, da quanto fu formulato da Confucio, ovvero il cogliere ogni possibilità nel momento esatto, vivere nel presente manifestando indulgenza verso noi stessi e chiunque sia intorno a noi, il tutto innaffiato da un dichiarato materialismo, che priva da qualsiasi ragione di dubbio, colpa o responsabilità, esito perfetto ed ultimo di oltre cinquant’anni di comunismo, postulati questi distanti dai nostri principi morali d’occidente cristiani e kantiani, ordinatori del nostro agire umano, soprattutto quando li infrangiamo per cupidigia e viltà.
Il pensiero cinese trova la pratica nel proprio passato, dove i confini del comportamento l’agire umano e l’ordine naturale erano da loro definiti una “liquida armonia”, dove per lungo tempo le sole leggi dello stato riguardavano i doveri verso lo stato ed il codice penale, come se la complessità delle relazioni degli uomini potesse trovare un equilibrio lontano dai codici e le leggi, come raccontato nel bel saggio di Renata Pisu dal titolo “Né Dio né legge, La Cina ed il caos armonioso” edito Laterza.
Le norme che riguardano i contratti di diritto privato trovano la propria fondazione solamente nel 1999 in coincidenza e necessità con la l’apertura dei mercati esteri ed il Wto. In un altro senso, il principio ordinatore del mondo economico e sociale cinese rimane ancora il disordine organizzato e nell’ossimoro l’occidente si incaglia, perché ai nostri occhi “la liquida armonia” è esclusivamente la dottrina del più forte, dove tutto è lecito e possibile, dove non sono riconosciuti diritti sulla proprietà intellettuale e dove non vi sono colpe e responsabilità, perché l’uomo confuciano non riconosce la legge, fa come meglio crede e gli importa, fino al limite estremo.
Tale è la Cina, leggi penali durissime e coercitive, come da dottrina legista millenaria di Han Fei fino a Mao Zedong e Xi Jinping e poi norme privatistiche tanto lasche dove non esiste vera condanna, psicologia della colpa o responsabilità morale.
Spregiudicati in casa propria (per il registro nostro, si noti bene), la Cina regime lo è altrettanto nella gestione dei rapporti con le altre nazioni, così la dottrina win-win del corso Xi Jinping, che promuove l’idea di creare forti relazioni integrate tra i sistemi economici di diversi paesi e poco importa se i governi non siano legittimi o democratici e se questi ultimi perseguono, incarcerano ed uccidono chi ha opinioni ed idee differenti, perché lo stesso regime di Xi Jinping considera equo il diritto assoluto dei molti sulla diversità dei singoli.
http://www.ciis.org.cn/english/2017-11/17/content_40072596.htm
23 luglio 20