Che l’abbraccio con la Cina fosse divenuto soffocante ce ne siamo accorti in questi ultimi vent’anni.

L’Occidente universo di consumatori e la Cina opificio del mondo. Abbiamo cominciato con materiali e prodotti modesti e di basso valore aggiunto, per perfezionare la traiettoria e rivoluzione fino alle tecnologie più raffinate e complesse, come il 5G e le autostrade di dati.

Siamo diventati sempre più dipendenti da Pechino, facendo spallucce da come e da chi arrivasse ogni cosa a buon mercato. Pareva il gioco vincente per tutti, un tasso di cambio ingessato per tutelare la grande distribuzione globale, noli che ricordavano che spedire un container da Genova a Milano era più costoso che da Shanghai a Rotterdam. Poco contava se i costi della ricerca tecnologica fossero a carico dell’Occidente ed oggetto di furto intellettuale da Pechino. Nel merito i cinesi hanno fatto ciò che hanno voluto per trent’anni e con una maggiore intensità negli ultimi venti. 

Il pendolo della storia ci riporta a guardare a casa propria perchè garantire un cellulare cinese a buon mercato ad un operaio non vale il giuoco se l’operaio non ha più il lavoro e lo compra a credito.

Tempi complessi, ma ci viene in soccorso l’analisi di Vittorio Emanuele Parsi nel suo ultimo libro “Titanic naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale”, abbracciando il filone Piketty ricorda che la promessa di Occidente di un mondo fondato da mercato e democrazia è fallito negli anni 2000 per effetto delle crescenti ingiustizie e distribuzione del reddito. Sofferenza in Occidente per una globalizzazione iniqua, che spinge i lavoratori a diventare consumatori con una maggiore e crescente capacità di indebitamento, ma con aspettative di crescita che si riducono generazione dopo generazione. Produzione, debito ed aspettative, il gioco si declina in modo diverso nei paesi Occidentali, maggior debito pubblico in Europa, maggior credito al consumo negli Stati Uniti fino al crack immobiliare del 2008.

La cronaca economica di questi ultimi anni è quindi segnata dal decoupling o riconsiderare le catene di produzione del valore, per ragioni di opportunità economica e sociale – il tema è oggetto delle maggiori discussioni del nostro tempo tra chi considera l’ineluttabilità di un capitalismo sempre più feroce e chi pensa a correttivi di sistema, vedi Rocco Ronza analista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ma anche di geopolitica, se ci siamo accorti che il mercato non garantisce il passaggio ad un sistema di economia liberale ed alla democrazia e da lì ad un nuovo equilibrio omeostatico del mondo.

Pechino predica il libero mercato in ogni circostanza, ma il mondo ed i mercati sono cambiati, la faccenda è divenuta evidente anche a loro e corrono ai ripari.

Leggiamo così un buon numero notizie che vanno in questa direzione, paiono in ordine sparso e richiedono una buona dose di fantasia ed un bello spago rosso per annodarle tutte insieme. Prendiamone qualcuna, la Cina:

Si appresta di creare un sistema di pagamento internazionale alternativo

https://www.treasurers.org/hub/treasurer-magazine/china-international-payment-system-expected-end-year

https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-09-22/china-s-fledgling-cross-border-payments-system-grows-its-reach

Ha vietato il sistema delle criptovalute, ovvero indipendenza normativa e mancanza di controllo

https://www.ft.com/content/286b6586-50d3-456e-a89b-ac7d2b509f39

https://fortune.com/2022/01/04/crypto-banned-china-other-countries/

Il lockdown per ragioni sanitarie, che è anche un crash test sulle imprese occidentali in Cina che manifestano insofferenza e si preparano a fare i bagagli

https://www.bbc.com/news/business-61158566

https://www.asianews.it/notizie-it/Crisi-Covid:-un-quarto-delle-imprese-Ue-pronto-a-lasciare-il-mercato-cinese-55743.html

Una crescente chiusura alla rete oltre i sistemi di navigazione VPN per i più curiosi e liberi

https://thediplomat.com/2022/02/china-and-russia-want-to-rule-the-global-internet/

https://www.asianews.it/notizie-it/Pechino-stringe-la-morsa-sui-giganti-del-web-52621.html

La sostituzione dell’intero parco software ed hardware con prodotti cinesi

https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-05-06/china-orders-government-state-firms-to-dump-foreign-pcs

https://www.tomshardware.com/news/china-orders-government-state-companies-to-scrap-foreign-pcs

La promozione dei consumi interni

https://www.globaltimes.cn/page/202202/1252146.shtml

https://news.cgtn.com/news/2021-04-25/VHJhbnNjcmlwdDU0MjIz/index.html

https://www.economist.com/business/china-wants-to-insulate-itself-against-western-sanctions/21807805

in caso di mancata registrazione

https://newsmagus.com/china-wants-to-insulate-itself-against-western-sanctions-79156.html

Il mondo sembra contrarsi un poco, ma è solo una correzione di rotta.

Nessuno rinuncia a nulla ed è solo ritrovare una via per una nuova fase per un commercio più sostenibile, non dico equo si noti bene. Non fare più sconti ai cinesi in termini di diritti politici e sindacali dei lavoratori, tutela di marchi e brevetti e contenimento delle ambizioni imperialistiche di Pechino atte a  sostenere i crescenti consumi interni.

Di una faccenda siamo però certi al pari di Ronza, Parsi e Piketty, il mercato non porta libertà e democrazia liberale. Il mercato non è depositario di valori, ma di efficienti meccanismi di accumulazione di capitale a vantaggio di pochi sui molti.

16 maggio

Suggerimenti:

Thomas Piketty, Una breve storia dell’uguaglianza, La Nave di Teseo, 2021

Vittorio Emanuele Parsi, Titanic, naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale, Il Mulino, ediz.2022

George Magnus, China in one country: autarky, decoupling and implications, a discussion on Line, 2020

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