Il figlio del dittatore raccoglie il 60% dei voti ed il paese ritornerà “nell’età dell’oro”, così Bongbong ha definito gli anni della presidenza del padre.
Governatore di Ilocos Norte all’età di 25 anni, in fuga con il padre e la madre Imelda alle Hawaii nel 1986, Bongbong non ha pendenze penali quando ritorna nel 1991 dedicandosi alla vita politica. La sua è un’ascesa lenta ed inarrestabile. Eletto alla Camera dei rappresentanti, poi senatore, perde le elezioni per diventare vice presidente cinque anni fa, vince le presidenziali nel 2022.
Leni Robredo il candidato che ha scelto il rosa per colorare i comizi e le bandiere è sconfitta senza appello, per ogni suo voto Marcos ne ha avuti due. Nei suoi programmi vi erano progetti per combattere la povertà delle classi più misere, ridistribuire un poco di ricchezza, costruire una sanità pubblica e gratuita degna di questo nome.
Ritorna un Marcos e si conferma al potere una Duterte, la figlia del presidente uscente, che sarà vice presidente. La squadra formata dai rampolli da due tra i più sanguinari presidenti della storia recente è stata un’intuizione felice. Si vocifera che Marcos tra cinque anni cederà il passo alla Duterte, come l’attuale Rodrigo Duterte ha fatto con Bongbong Marcos.
Dopo 35 anni il paese ha voltato definitivamente le spalle ad un fragile e corrotta democrazia per scegliere un nuovo regime che vuole vecchie ricette. Ordine e sicurezza, gruppi paramilitari ed interessi pubblici inconfessabili, esecuzioni illegali per le strade, delazione come strumento di controllo sociale e polizia, dipendenza da un paese grande e potente che sosterrà la giunta, colonia senza esserlo, periferia del mondo che conta senza possibilità di emendarsi.
Marcos padre combatteva il comunismo e gli islamici sotto l’egida americana, Marcos figlio proseguirà la politica di Rodrigo Duterte, lotta al crimine per le strade di Manila, ai ribelli di Mindanao, affari e servaggio alla Cina.
Come sia riuscito Marcos a raccogliere tanti consensi è faccenda incomprensibile a noi occidentali, ma non ai filippini.
“Trentasei anni sono tanti, troppi”, mi dice Angelo Fuentes, un mediatore culturale della comunità di Milano che raggiungo al telefono, “Bongbong Marcos ha utilizzato tutto il suo potere ed i suoi soldi per riportare la sua famiglia alla presidenza. La stagione del padre è stata tra la più tragica per il mio paese, stato d’emergenza e migliaia di morti tra le persone comuni, centinaia tra gli oppositori ed anche la morte di tanti uomini di fede, la cui unica responsabilità e colpa era assistere la propria comunità contro gli squadroni della morte di Marcos. Ma anche i miliardi di dollari rubati al paese, lasciando un paese tra le amministrazioni più corrotte del mondo e con un’economia fragilissima. Quando arrivò la stagione della rivoluzione del Rosario, pacifica e civilissima, mi auguravo che si sarebbe aperto un nuovo capitolo della nostra storia, ma non è andata così. I vecchi ricordano, ma i giovani si sono fatti irretire dalle menzogne raccontate dai social media, da quel Tik Tok cinese che ha cambiato la memoria e la storia del nostro paese. Conosco famiglie i cui padri hanno votato Robredo ed i figli Bongbong. I vecchi non hanno più la capacità o la forza di indirizzare i figli, che sono storditi dalla retorica di Marcos e dell’uomo forte. E’ la fine di un mondo tradizionale legato al ruolo della famiglia e della centralità della Chiesa cattolica e l’avvento di un tempo nuovo, fatto di una sbronza collettiva ed acida, feroce e violenta, se ancora oggi un filippino su dieci vive all’estero, lavando i pavimenti della borghesia del mondo per inviare a casa oltre 10 miliardi di euro ogni anno.
E’ la nuova anima filippina che ha abbracciato Marcos, machismo ed uso della forza con i deboli, le donne, i diversi, i poveri ed i folli e l’impotenza nel difendere la nostra terra dai cinesi che pescano nei mari dei nostri padri e dei padri dei padri e così fino alla notte dei tempi. I cinesi usano tecniche di pesca tanto intensive che ora tutto è un deserto di morte. Così sono le Filippine di Duterte ed ora di Bongbong Marcos, un paese in vendita con le gambe aperte come le ragazze di Angeles City, la città bordello periferia di Manila.”
Mi dice che deve andare, “uno di questi giorni ti racconterò la storia tragica di Padre Tullio Favali morto ammazzato degli squadroni di Marcos a Tulunan nel 1985 e beato della Chiesa Cattolica. Io ho conosciuto quell’uomo, e vorrei che pubblicassi la sua storia e martirio.”
11 maggio
Per saperne di più:
https://www.altriorienti.com/bongbong-marcos-the-manchurian-candidate/
https://www.altriorienti.com/loro-di-manila-ed-il-tesoro-della-dinastia-marcos/
https://www.bbc.com/news/world-asia-61379915
https://time.com/6174767/bongbong-marcos-election-philippines-result/
https://newsinfo.inquirer.net/1587850/elitist-robredo-says-her-programs-are-for-the-masses
https://votepilipinas.com/candidate/marcos-ferdinand.html
https://www.cnnphilippines.com/news/2022/3/16/robredo-mindanao-peace-and-order.html
https://www.nytimes.com/live/2022/05/09/world/philippines-election