Joshua Wong è in prigione e così i giovani attivisti Agnes Chow ed Ivan Lam e l’anziano Martin Lee, fino a Jimmy Lai editore del defunto Apple Daily, il tabloid popolare divenuto alfiere della democrazia, ma anche tanti altri che non sono più un problema dell’amministrazione patriottica di Carrie Lam, ad Hong Kong.
Con i principali leader della protesta in prigione ed i movimenti democratici dissolti dalle leggi liberticide di Pechino, le recenti elezioni amministrative di Hong Kong hanno raccolto un modesto 30% di presenza alle urne, circa la metà delle ultime elezioni, e dei 90 membri dell’assemblea – nota bene 70 tra loro sono decisi dalle corporazioni e dai sindacati delle categorie – ve n’è uno solo che si dichiarato indipendente.
Carrie Lam ha dichiarato al Global Times: “Si dice che quando il governo sta andando bene e la sua credibilità è alta, l’affluenza alle urne diminuirà perché le persone non hanno una forte richiesta di scegliere diversi legislatori per supervisionare il governo … Pertanto, penso che il tasso di affluenza non significa nulla”.
Dalle nostre parti negli anni settanta il buon Giorgio Gaber cantava:
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione
Ma forse non conosceva la versione cinese della libertà, dove non partecipare è bene ed è anche patriottico.
Davvero curiosa la rivoluzione di Carrie Lam, nata povera e cristiana, formatasi presso istituti canossiani della colonia e poi studente di legge in Inghilterra. Ha avuto un passaporto inglese fino al 2007, quando assunse crescenti responsabilità nell’amministrazione di Hong Kong. Oggi è nella lista dei cattivi per l’amministrazione americana, non ha un conto corrente perché le banche di Hong Kong sono preoccupate nell’aprirgliene uno trovarsi complici e subire sanzioni, così la Lam conserva il suo denaro a casa e non ha un American Express per le spese personali.
Dopo la democrazia partecipata l’ultima idea del gendarme di Pechino sarà dare corso alla lotta contro i simboli dell’Occidente e tra questi il più pericoloso – in questi giorni – sembra essere San Nicola in arte e storia Babbo Natale.
Il patrono di Bari e della madre Russia è un simbolo decadente, il South China Morning Post, una volta autorevole foglio della colonia, ne ha parlato in un articolo da Pechino la corrispondente Jane Cai, siamo certi che Carrie Lam risponderà il prossimo anno alla sollecitazione patriottica.
Babbo Natale non è stato arrestato nel 2021 e ne sono stati visti circolare alcune decine nei centri commerciali, ma cosa sarà di lui e di loro l’anno prossimo.
28 dicembre