“Il giubilo ed i dolcetti regalati agli angoli delle strade di Gaza dopo l’uccisione di un cittadino israeliano. I risarcimenti e le pensioni alle famiglie dei terroristi morti in missione e martiri di Allah. I denari delle organizzazioni internazionali per la crescita economica e sociale di Gaza, spesi per produrre missili e scavare tunnel divenute fosse. Il leader di Hamas Sinwar che si felicita della conta giornaliera dei propri morti civili ed il compiacimento dell’Occidente antisemita. Poi abbiamo Internazionale che ha scelto di stare con gli aedi della jahad, con una selezione mirata di articoli di parte, e questo è la cosa peggiore per noi lettori moderati, ma non per questo coglioni.”
La lettera inviata al settimanale Internazionale non ha avuto risposta.
La riportiamo in calce come l’abbiamo inviata a Giovanni De Mauro, che della rivista è stato il fondatore ed il direttore dal primo giorno della sua pubblicazione.
De Mauro non è un uomo qualunque. Figlio del ministro dell’istruzione Tullio liberale in gioventù e comunista poi e nipote di Mauro, che fu fascista fino a Salò, ambiguo vice questore di Roma durante i terribili giorni di Priebke e Kappler e delle Fosse Ardeatine, poi giornalista scomodo e d’inchiesta ucciso dalla mafia nel 1970.
La scelta editoriale dell’ultimo dei De Mauro è sinistra e militante. Nell’edizione del 23 giugno ad esempio, abbiamo una foto di un gruppo di ex tossicodipendenti afgani che si godono un bagno in piscina dopo aver concluso un percorso di recupero e si dice che siano oltre centomila. Michele Usuelli di Emergency di ritorno in questi giorni dal Panshir, ci racconta un’altra amara verità fatta di condanne a morte e carcere duro. La settimana prima appariva in bella vista la fotografia di un gruppo di omosessuali thailandesi che festeggiava il locale gay pride a la legge sul matrimonio omosex.
Una ventina d’anni fa, De Mauro rispondeva con una piccata risposta ad una bagatella da nulla:
“Perché quest’ossessione per le etichette? Perché tutto dev’essere di destra o di sinistra? Perché Bruno Vespa deve definire Internazionale “un giornale di estrema sinistra”? (È successo davvero, anche se il giorno dopo si è corretto). Per carità, non che l’essere di estrema sinistra sia disdicevole, ma il punto è: qualcuno dei nostri lettori ha l’impressione di leggere un giornale di estrema sinistra? Perché non dire solo che Internazionale pubblica gli articoli usciti sulla stampa straniera? Certo, l’oggettività non esiste – semmai l’onestà. E anche dietro la scelta di un articolo c’è un punto di vista. In questa redazione ci sono molti punti di vista, ma sulla guerra siamo tutti d’accordo e siamo critici. Come lo sono tanti giornali stranieri non certo di estrema sinistra. Però se un’etichetta proprio serve, allora va bene: come direbbe Berlusconi, in questi giorni “siamo tutti di estrema sinistra.”
Nostra povera vecchia sinistra italiana, che vira dai diritti dei lavoratori a quelli LGBT+ e dell’Islam politico e migrante, mantenendo intatta la sanguinosa e carsica matrice antisemita. Leggo De Mauro e penso a Sinwar.
22 giugno