Si conclude una settimana degna di una spunta rossa sul calendario.
Abbiamo iniziato con la visita Wang Yi, il ministro degli esteri di Pechino a Roma per ricordarci che la Cina è vicina.
Wang Yi ci ha detto che non dobbiamo considerarla un rivale, ma un partner strategico per affari e commerci, lo dimostrano i palloni spia che attraversavano i cieli americani, erano innocui e si potevano acquistare al costo di 12 euro ad una fiera dell’est. Wang Yi annuncia un prossimo piano cinese per la pace ucraina, mentre il segretario di stato americano Blinken assicura che Pechino è pronta ad offrire assistenza militare a Mosca.
La stampa di Pechino alza la voce contro gli Stati Uniti, che a dire loro hanno pregiudizi nei confronti della Cina, non partecipa alla stabilità globale e favorisce il decoupling in divenire. La mia gola profonda impegnato nella logistica ad Hong Kong, mi ricorda che negli ultimi due anni le produzioni sono in fuga dalla Cina. Migliaia di licenziamenti nel settore dei trasporti confortano la confidenza, mentre i bilanci degli spedizionieri sono sostenuti da alchimie contabili. La riorganizzazione delle catene di produzione sono in atto su scala globale.
Torniamo a casa per ricordare la votazione del parlamento europeo, che mette lo stop alla vendita delle automobili endotermiche nel 2035 per abbracciare senza incertezze un futuro fatto da motori elettrici.
Un bravo giornalista del Sole 24 ore a nome Paolo Bricco, ha scitto lo scorso 15 febbraio che il progetto di deindustrializzazione della commissione europea volta al fine dell’industria dell’auto termica è una scelta suicida della nostra Europa a trazione tedesca. Ricorda i legami inconfessabili tra l’automotive di Berlino ed i produttori cinesi di batterie, nate dopo gli scandali delle emissioni dei motori diesel. Nichilismo declinato all’autolesionismo se l’obiettivo, la neutralità inquinante, viene però sostituita al dogma di un motore ideologico e verde e tanto peggio per i carburanti sintetici e all’idrogeno che potrebbe fare altrettanto bene se non meglio, perché non impattano sull’estrazione inquinanti di terre rare utili alle batterie di silicio.
Due notizie tanto distanti ma anche vicine, ci raccontano i pericolosi legami dell’occidente europeo con i regimi d’oriente vicini e lontani.
Anni fa Angela M., ha creduto che l’orso russo fosse ammaestrabile alle buone pratiche del commercio e degli affari, forse addirittura alla democrazia liberale. Nulla di così sbagliato. Gli orsi sono grandi e grossi, vogliono comandare nella foresta ed aver studiato la loro lingua da piccola non l’ha aiutata nella comprensione del plantigrado. Angela e l’orso, fanno la copia dei cartoni che vedono i nostri bimbi sul canale 43, ma il legame è stato un disastro annunciato fatto di dipendenza energetica di petrolio e gas naturale.
L’automobile vale poco meno del 10% dell’intera forza lavoro europea, la rivoluzione elettrica ne porterà all’estinzione di buona parte e problemi a non finire.
Fine del lavoro in fabbrica? Ridiscutere il modello della mobilità privata come diritto erga omnes? Parole in libertà, ma avere una dipendenza cinese che detiene il 60% del mercato globale delle batterie elettriche ci spaventerà ben oltre l’orso russo perché cederemo ricerca e sovranità tecnologica.
Deutschland über alles … pare decidano per tutti dalle nostre parti mentre il mondo intero ha preso altre direzioni.
Ne abbiamo abbastanza per la settimana appena passata, passo e chiudo.
20 febbraio