Il covid SARS 2 non è affare nostro e quando dico nostro, dico un virus italiano.
Ricordo il tempo in cui i giornali di Pechino sostenevano la pista padana, quale luogo d’origine del virus di origine animale.
Le nostre campagne sono invase da anni da specie esotiche. Penso alle nutrie, ovvero castorini canadesi, la cui pelliccia era un desiderio delle nostre nonne, ma nel tempo i gusti femminili cambiano e così gli allevatori, passata la moda, hanno abbandonati i roditori tra le roggie e gli arati. Abbiamo anche i cinghiali ungheresi, che sono due volte più grandi dei nostri. Gli ungulati magiari introdotti dagli amanti delle doppiette quando la caccia era una passione arcaica e non era ancora prevalso l’ecologismo militante, che ha reso il mondo agricolo meno brutale, ma più disordinato. Le nostre terre sono però estranee ai virus chimera dei pangolini tropicali ed i pipistrelli dello Yunnan, che non sono migrati nel lodigiano e sono dove dovrebbere essere. Noi abbiamo delle colonie di pappagallini verdi del pavese, i parrucchetti del collare, che non paiono responsabili di nulla dopo il sequenziamento del virus Sars 2.
Eravamo innocenti e così siamo andati oltre.
Abbiamo passato settimane a riflettere sull’origine del virus, mesi a raccogliere prove delle connivenze tra scienziati statunitensi esperti di potenziamento di patogeni virali (Ralph Baric ndr), che fatica ripeterlo a distanza di un paio d’anni, ed il laboratorio militare di Wuhan diretto dalla potente direttrice Shi Zhengli, tanto misteriosa che pare un personaggio di un film di James Bond. Mesi di lavoro e lavoro di ricostruzione, indagini serrate sui finanziamenti delle ricerche e poi i cinesi che si mettevano di traverso nelle indagini. Le commissioni d’inchiesta dell’Oms, che dovevano essere di gradimento a Pechino e l’ambiguo direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus, etiope virologo e marxista (come può esistere una virologia marxista rimane uno dei maggiori misteri di questi tre anni di follia collettiva), eletto grazie ai voti ed alle influenze cinesi, che giurava sull’integrità morale del governo di Xi Jinping.
Un mondo di balle e far finta di nulla e dire che i cinesi non c’entravano nulla ed avevano assunto il peso e la responsabilità della pandemia, persino generosi donando il portentoso vaccino Sinovac a paesi indigenti, poco conta che il primo testimone della campagna in Indonesia ci abbia lasciato la pelle ed il corpo cremato di gran corsa per evitare qualsiasi complicazione.
Mille giorni di pandemia … Et voilà … ecco il finale d’anno con il botto con lo Zeitnoit di Pechino. Tante cose da fare in poche tempo e l’apertura delle frontiere ad una folla di cinesi in libera uscita dalle restrizioni draconiane del regime. Orde di turisti infetti e migranti in fuga, tra loro la metà è positiva.
Mentre Putin lancia missili in Ucraina ed auspica la più stretta collaborazione militare con Pechino, noi osserviamo la biowar di Xi Jinping al mondo perché gli aerei carichi di pechinesi positivi sono traccianti di guai per il mondo intero, senza che possano essere schierati i patriots ad abbatterli.
Non è la terza guerra mondiale ma la maggiore idiozia del terzo millennio, tanto folle che la forma di guerra la assume davvero.
1 gennaio