Il governo indonesiano è prossimo ad approvare una legge per favorire gli stranieri che desiderano vivere sull’isola di Bali.

L’isola non è più il paradiso dell’antropologa Margaret Mead e della comunità di artisti, che la resero magica ad intere generazioni di occidentali, ma Bali rimane un museo a cielo aperto per alcuni ed una località divertente e mondana per altri. Per tutti una soluzione a buon mercato, dove è possibile affittare una bella villa sul mare al costo di meno di 1.000 euro al mese o pranzare con meno di 10 euro.

Per un visto expat decennale sarà sufficiente un deposito di 130.000 euro in una banca e pagare una tassa turistica su redditi prodotti all’estero. Una proposta migliore di quanto possano offrire i malesi, che chiedono un versamento di oltre 330.000 euro in banca ed un reddito di oltre 8.000 euro mese ed i thailandesi, che vogliono introiti di almeno 80.000 euro nei due anni precedenti, proprietà per oltre 1 milione di euro ed investimenti di almeno 500.000 euro in obbligazioni o titoli thailandesi.

L’offerta balinese sarebbe una valida alternativa a tanti di noi, che vivono ed amano i mari del sud, se non avessimo letto un ulteriore notizie sulla deriva islamica e puritana del governo di Giakarta. Non solo le extra tassazioni sugli alcolici, ma una nuova legge che vieta rapporti sessuali prima del matrimonio normando il desiderio a rilevanza penale. Un anno di carcere per i peccatori, mentre la BBC ci ricorda che la norma è erga omnes, quindi anche sui vacanzieri esteri non legati da vincolo matrimoniale.

Nel 1981 V.S.Naipaul, premio Nobel della letteratura nel 2001, pubblicò “Fedeli ad oltranza, un viaggio tra i popoli convertiti all’islam”, un profetico e memorabile reportage sul fanatismo religioso islamico nei paesi non arabi. Un capitolo era dedicato all’Indonesia ed alla sua deriva verso la sharia, uno strumento politico più che un sentimento popolare diffuso. 

Il destino sembra compiersi nell’isola indù di Bali, offesa nel 2002 da un attentato islamico, che uccise più di duecento persone sulla Legian Street, la via dei locali e del divertimento, la via degli empi che offendevano l’Islam salafita di Abu Baker Bashir, l’ideologo della strage condannato a soli due anni e mezzo di carcere.

Ricordo la nostra Bali amata per le terrazze coltivate a riso che scendono dai vulcani fino al mare, i tempi e la spiritualità, i costumi rilassati, i full moon party ai vulcani, i mille aquiloni colorati dei bambini che solcano il cielo di giorno e la notti popolate dalle stelle sconosciute dell’emisfero australe, i break per i surfisti a Padang Padang ed Uluwatu, dove David Bowie ha voluto che venissero disperse le proprie ceneri, la nostra povera Bali è serva di solerti mufti e di una fatwa.

8 dicembre

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