Ci sono nove mesi tra le date del 7 di ottobre 1952 ed il 15 giugno del 1953, i giorni in cui vengono al mondo Vladimir Putin e Xi Jinping.

Saranno i figli di una generazione che vedrà sfaldarsi il sogno socialista. Sarà una coincidenza temporale, ma le prime avvisaglie della crisi del modello sono del 16 giugno del 1953, Xi Jinping era nato il giorno prima.

Gli operai edili della Germania est protestano contro i vincoli fordiani del proprio lavoro, ed alla riduzione dello stipendio in caso di mancato raggiungimento dei risultati attesi.

Saranno i carri armati sovietici a far terminare i disordini lasciando sul selciato delle strade di Berlino più di cento morti. Xi Jinping nasce dall’aristocrazia rossa, il padre è un alto esponente del partito che verrà dimissionato dalla rivoluzione culturale e che passerà molti anni della sua vita per combattere l’oblio di cui è vittima la propria famiglia. Si racconta che la domanda d’iscrizione di Xi al partito fu rigettata sette volte prima di essere accolta. Una volta accettato, inizierà una scalata inesorabile al potere mostrando una rara abilità nel tessere reti tra gli amici, far cadere i nemici, erigendosi a moderno Saint Just, come moralizzatore dei costumi e combattendo la corruzione.

Il mondo di Xi Jinping è testimone della svolta di mercato liberista di Shenzen e delle aree speciali per la produzione e commercio.

Putin cresce brado e povero. È ambizioso, si laurea in giurisprudenza ed entra nell’amministrazione statale, la sua grande aspirazione. Lavora nei servizi di sicurezza mentre vede crollare l’Unione Sovietica dal suo ufficio in Germania Est, racconta la sua delusione ed il senso di amarezza e sconfitta. Una carriera da guardaspalle prima e consigliere del sindaco Sobkak a San Pietroburgo, prima della parabola folle ed incoerente che lo porta ad essere il delfino di Eltsin, diventare primo ministro e poi presidente. 

Stessa generazione e stesse frustrazioni. Il crollo del mondo che avevano conosciuto da giovani, i problemi con gli apparati del potere ed il desiderio ossessivo di farne parte. Una volta raggiunto per caso, o buona sorte il potere, sono comune le ambizioni di eliminare i possibili rivali, nel partito il primo e nella società proto democratica il secondo. Saranno le riforme costituzionali che consentiranno ad entrambi di governare fino alla morte. 

Xi Jinping combatte il capitalismo di mercato cinese e desidera riprendere il controllo dello sviluppo del paese, mette sono lente i grandi tycoon, chi si ribella viene allontanato o peggio giustiziato. Lentamente la Cina si chiude in sé stessa come è stato per centinaia di anni, il covid è anche ritorno all’autarchia come disciplina e regola.

La Russia di Putin è povera di idee e ricca di materie prime. Vive seduta sui pozzi di petrolio e gli impianti estrattivi del gas. Putin sostituisce i nemici con gli amici, ma il paese è fermo negli investimenti e la crescita modesta. Se le aspettative di vita sono un indicatore del benessere complessivo, osserviamo che in Russia non si vive di media sopra i settantadue anni. Putin si allea con la chiesa ortodossa, parla di un ritorno ai valori tradizionali e sogna l’unione di un mondo panslavo e russofono.

Putin e Xi Jinping sono gli ultimi ad essere cresciuti durante la guerra fredda; sopravvissuti e reduci si nutrono di un profondo desiderio di riscatto.  Saranno gli ultimi uomini figli di quel confronto, e questa fase è l’ultimo capitolo della guerra fredda.

Servono altri strumenti per affrontare un ultima analisi ed azzardare una previsione.  Francis Fukuyama non è di conforto, la sua interpretazione della fine della storia e l’affermarsi di un mondo liberale e democratico è a mezzo tra un desiderio ed una calda coperta d’inverno a cui molti hanno voluto credere. 

Meglio il pensiero di Alexander Kojève, filosofo francese di origine russa, maestro di una generazione di intellettuali quali Raymond Queneau, Georges Bataille, Raymond Aron, Maurice Merleau-Ponty e Jacques Lacan. 

Kojève osservando il conflitto per l’ordine mondiale, intuì che si sarebbe concluso con il superamento dello stato e l’affermazione di una nuova sovranità economica-giuridica post statuale e mercantile.

Il tempo ha effettivamente mostrato che l’economia delle catene della produzione del valore hanno reso superata la politica e l’ideologia se è l’equivalenza economica (vedi Cina) a sostituirsi all’idea di uguaglianza.

Le contraddizioni in sé del modello socialista, si mostravano già ripensando alle rivolte operaie del 1953 di cui abbiamo scritto, il tema che innesca gli scontri è la quantità della produzione e non la qualità del lavoro. 

Qui si separano i destini dei due paesi. Kojève negli anni 60 descrive il futuro che verrà come conflitto tra nord e sud del mondo e non già ovest ed est. 

La Cina di Xi Jinping ha già aderito al modello economico occidentale e prevalente, che vede la propria stella polare nella crescente produzione di valore. Il benessere garantisce il consenso nella nuova borghesia, che accetta di pagare le crescenti  imposte e tasse statali al prezzo usuraio di una mancata partecipazione ai processi decisionali.

La Russia di Putin è nuovo sud del mondo. Rare eccellenze tecnologiche e materie prime, prossime a diventare obsolete dalle rivoluzioni verdi. Rimane solo l’eredità della bomba sovietica a minacciare il mondo.

Putin non risulta essere il re del nuovo Congo, come Xi Jinping di una nuova Inghilterra, ma il destino dei due uomini si allontana dal punto d’origine comune e così le loro nazioni. 

La Cina è in gioco la Russia è probabilmente perduta per il tempo di due generazioni dopo l’invasione ucraina.

4 ottobre

Cina https://www.macrotrends.net/countries/CHN/china/gdp-per-capita   Russia   https://www.macrotrends.net/countries/RUS/russia/gdp-gross-domestic-product   Aspettativa di vita Russia – fonte Macrotrens Aspettativa di vita Cina – fonte Macrotrens

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