Vi era un luogo a Venezia denominato il Fondaco dei turchi dove si commerciava con i nemici.
Mentre la Serenissima e l’impero ottomano si battevano sui mari, nel Sestiere Santa Croce si continuavano a fare affari. Morte ed commerci erano faccende diverse, battersi sui mari e versare sangue era forse l’ultimo atto della diplomazia per una nuova pace, ma gli affari ed i commerci non potevano interrompersi per il vantaggio degli uni e degli altri.
La guerra ucraina ricorda che i tempi sono uguali a quanto avveniva sul canal Grande.
L’Occidente continua ad acquistare gas della nuova Unione sovietica, mentre si consegnano missili anticarro al confine polacco alla resistenza ucraina. Si stabilisce un ordine di valori e gerarchie, si chiudono i negozi del lusso a Mosca per gli oligarchi e l’Ikea per la borghesia urbana, si interrompono i sistemi di interconnesione bancaria, ma non per l’istituto di credito che gestisce i pagamenti per i flussi di gas metano.
Sostanza ed accidente, razionalità economica e tragica rappresentazione della realtà, ad uso degli ingenui e dell’industria bellica traino della ricerca industriale.
La Cina osserva.
Si leggono pochi commenti sulla stampa di Pechino. Generici ammonimenti al rischio di una strage nucleare, alla perdite di troppe vite umane. Si suggerisce l’apertura di un dialogo e moderazione. Non si giustifica l’aggressione russa, ma riconoscono legittime le preoccupazioni dell’èlite neo-sovietica per l’espansione dell’Occidente atlantico.
La Cina osserva perché ha in comune con la nuova Unione sovietica aspirazioni egemoniche e territoriali, la retorica della grande umiliazione subita dall’Occidente liberale, ma anche la stretta dipendenza ai suoi mercati ed ai suoi capitali, ai suoi stili di vita e consumo e ne patisce l’egemonia culturale.
La Cina osserva e potrebbe sostituire il sistema di pagamento Swift con il proprio RMB, ma come scrive David P. Goldman sull’Asia Times, non vuole lanciare la sfida all’Occidente perché in ogni dove si trova un Fondaco dove trattare gli affari ed i commerci.
5 marzo