Venti anni fa ho piantato oltre 200 ulivi in un fondo agricolo di mia proprietà. L’ho fatto perchè amo questo arbusto, impropriamente chiamato albero, perchè amo le sue chiome argentate e per azzerare il mio impatto di Co2 sul pianeta.
Si racconta che ogni essere umano produca Co2 per circa 3 tonnellate annui che corrispondono ai 20/40 kg di Co2 assorbita dalle piante. Sono in credito di oltre settanta tonnellate all’anno di Co2 e non accetto contumelie dagli ambientalisti da città perchè mangio carne rossa, ho fatto quanto dovevo mettendo mano al portafoglio. La mia impronta energivora è zero, anzi positiva. Non impatto o danneggio sempre che poi le cose siano come le raccontano.
Più prosaicamente l’Europa si è fatta parte responsabile, creando un mercato di compra vendita di tonnellate di Co2 per chi le produce e le emette, nella prospettiva di ridurre a zero le emissioni nei prossimi anni. La storia recente ha avuto poi sviluppi curiosi, in questi mesi sono apparse pubblicità di chi promette di creare foreste con i tuoi soldi per salvare i ghiacciai, non fare alzare i mari e non riscaldare il pianeta e lavare la coscienza di chi ha una macchina turbodiesel ed il piede pesante al semaforo.
Quanti pensieri e tanta retorica del mondo che lasceremo ai figli, perchè per i nipoti sarà forse tardi, tra chi vede il problema e chi vi vuole porre rimedio, tra chi ne vede le potenzialità di farne un modello ed un’industria e chi non lo considera un problema che lo riguardi.
Ma è osservando i consumi di combustibile fossile che constatiamo che il mondo occidentale ne utilizza sempre meno mentre la Cina sempre di più.
Ripenso ai miei giorni a Wenzhou senza vedere il cielo, tanto densa era la fuliggine e mi accorgo che per loro nulla potrà cambiare nel corso della mia vita e per quanto mi sarà dato vivere.
Pochi giorni fa la Cina ha alzato la produzione di carbone per accendere i lampioni delle proprie strade e non spegnere gli impianti delle industrie. Il costo dell’energia è esploso nel nuovo capitolo della guerra asimmetrica, ne abbiamo scritto recentemente, così la Cina è tornata ad acquistare carbone in Australia e si mostrata preoccupata per la cancellazione delle esportazioni indonesiane, da anni un alleato regionale.
Tante parole e qualche immagine, quattro città cinesi a caso fanno la popolazione ed i consumi dell’Italia e la grafica spiega quanto sia lontana la storia dell’impatto zero e della neutralità energetica per il pianeta.
17 gennaio
https://ourworldindata.org/co2-and-other-greenhouse-gas-emissions
https://www.bp.com/en/global/corporate/energy-economics/statistical-review-of-world-energy/coal.html
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https://www.bp.com/en/global/corporate/energy-economics/statistical-review-of-world-energy/coal.html
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