“Quanto scrivono i giornali racconta solo in parte quanto è successo”, mi dice Tom, un amico irlandese che ha assistito alla sfida in un centro commerciale di Hong Kong.

La finale di tennis tavolo tra Giappone e Cina alle Olimpiadi di Tokyo è diventata un’occasione unica per i nativi, “Giappone o qualsiasi altro, ma non la Cina quasi fossero scozzesi con inglesi, in quanto a noi irlandesi, l’indipendenza l’abbiamo conquistata con il sangue “. 

“Ogni punto dei giapponesi ha raccolto gli applausi di chi osservava la competizione da grandi schermi led, i cinesi del mainland presenti nel mall sembravano sconvolti”.

Tutto si è trasferito poi nella rete, dove l’ira furibonda dei cinesi di Pechino è esplosa.

Difficile manifestare il proprio dissenso nella deriva autoritaria della nuova colonia di Pechino. 

La legge liberticida ha compiuto un anno a luglio ed arrivano le prime dure condanne. Nulla a che vedere con le precedenti. Tong Ying-kit l’iconica figura del motociclista con una bandiera, che inneggiava la libertà, è stato condannato a nove anni di carcere con la nuova legge per sedizione e terrorismo.

“Tutto iniziò tanti anni con Kissinger e la diplomazia del ping pong”, conclude Tom, “poco dopo l’Occidente iniziò ad aprirsi alla Cina. Oggi agli abitanti di Hong Kong rimane il tennis tavolo e poco altro, chiudendosi una storia ed un’illusione durata cinquant’anni.”   

4 agosto

 

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