La scomparsa del pittore di Romualdo Locatelli nella giungla di Manila nel febbraio del 1943, conferisce alla vita e alla morte dell’artista bergamasco una patina di mistero ad una vita avventurosa.
Romualdo Locatelli apparteneva ad una famiglia di artisti, che vantano tre generazioni di pittori e scultori e la cui memoria artistica rimane un lascito straordinario per la città di Bergamo, che ne serba la memoria con legittimo orgoglio. Vittorio Sgarbi, il noto critico ferrarese, ha recentemente inaugurato una mostra all’artista ed un bel libro monografico sul pittore che visse al pari Paul Gauguin il fascino dell’esotico e rappresentò la magia di Bali in tele di un fascino senza tempo.
Romualdo Locatelli al pari di tanti altri artisti europei subì la magia dell’isola degli Dei, la natura lussureggiante, le risaie a terrazze che declinano dagli alti vulcani fino al mare, i templi, i giardini ed i palazzi di re indù in una terra d’Islam come l’Indonesia, o meglio come veniva chiamata a quel tempo, le Indie Orientali Olandesi.
La casa d’asta Sotheby’s di Hong Kong ha dedicato lo scorso febbraio una sessione di vendite di opere dal titolo “The Last Orientalist: European Artist in Colonial Bali“, curato da John Seeed, la cui presentazione è disponibile grazie alle nuove tecnologie digitali, dove la grandezza di Romualdo Locatelli emerge al pari di altri suoi colleghi con cui aveva condiviso l’esperienza balinese come Adrien-Jean Le Mayeur, Roland Strasser, Rudolf Bonnet e Walter Spies.
In tempo di incertezza economica da pandemia, l’opera di Locatelli non ha trovato un compratore avendo una valutazione iniziale di 2.500.000 HKD, pari a 270.000 euro, diversamente lo splendido dipinto Tigah, the Balinese Goddes, era stato battuto da Christie’s nel 2016 a 4.240.000 HKD, pari a circa 460.000 euro.
Romualdo Locatelli rimane un “grande artista, capace di opere originali e potenti”, nelle parole di Vittorio Sgarbi.
7 novembre