“Hong Kong non è poi così importante, oggi abbiamo Shangai e Shenzen.” Poco conta che lo dica una Signora, che si occupa di moda prima della mutilata settimana delle sfilate, nella frase pronunciata durante una cena d’affari conosciamo il nuovo mondo che avanza, sicuro di sé al punto di creare un senso di disagio da parte dei commensali e molto dice della ricchissima borghesia cinese che rappresenta il maggior sostegno al modello di Xi Jinping.
Poco meno di un anno fa la domanda era stata posta da un articolo di Shirley Ze Yu, dal titolo “China would rather see Hong Kong lose its role as a financial gateway than ever cede political control” ovvero “La Cina preferirebbe vedere Hong Kong perdere il suo ruolo di porta finanziaria piuttosto che cedere il controllo politico” pubblicato sul South China Morning Star. L’autrice, che è senior visiting fellow alla London School of Economics, borsista alla Harvard Kennedy School ed è stata anchorman alla televisione di stato cinese scrive:
“Nel 1997, il prodotto interno lordo di Hong Kong era il 18 per cento di quello cinese. Oggi, la cifra è solo del 3%. Nel piano di sviluppo svelato per la Greater Bay Area cinese, Hong Kong non è il centro, ma uno dei quattro centri metropolitani. Non solo la Greater Bay Area è considerata un concorrente della Silicon Valley, ma integra anche Hong Kong nella rete economica cinese.
Tragicamente, la scelta dolorosa di mettere a repentaglio lo status di Hong Kong come mercato finanziario più aperto e liberale dell’Asia sembra essere l’ultima e unica opzione rimasta a Pechino, perché l’alternativa di perdere il controllo politico di Hong Kong è semplicemente inconcepibile.
Lentamente, il DNA di Hong Kong inizierà a cambiare. Il soft power di Pechino si impianterà saldamente a Hong Kong. Il sogno cinese di Xi è il racconto di una Cina forte, basata su un’identità nazionale unificata e sulla memoria collettiva di un secolo di umiliazioni. Hong Kong è una parte essenziale di questa narrazione e del sogno cinese.
Se Hong Kong dovesse perdere il suo status speciale nel suo commercio con gli Stati Uniti, né Tokyo, né Singapore né Sydney potrebbero sostituirlo come principale mercato finanziario. Solo Londra potrebbe soddisfare la crescente domanda della Cina di un ampio e profondo centro finanziario offshore, poiché la Cina continua ad accumulare influenza economica in Europa e nel resto del mondo.
Tutti i segnali indicano sempre più spargimenti di sangue a Hong Kong, una più profonda sfiducia tra Hong Kong e la Cina continentale e la stretta politica di Pechino. Il fatto che Pechino decida di porre fine alle proteste con gli stivali a terra è diventato un fattore determinante secondario per il futuro della città.
Per tutte le società e civiltà, la storia si è sempre spostata verso il progresso, anche se non sempre in modo lineare. Nella lunga storia della Cina, i disordini a Hong Kong saranno solo una piccola cicatrice. Il risultato sarà contro la volontà di molti che sperano in un porto fragrante libero e democratico. Hong Kong non sarà più la stessa.”
Cos’era Hong Kong al 30 giugno 2020 il giorno prima dell’entrata in vigore della legge liberticida che ha causato la sospensione dei benefici nei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti ed il deterioramento con i paesi democratici? Lo dice la nostra semplice classifica in dieci punti.
Classifica mondo:
1 posto – Miglior sistema finanziario al mondo – World Economic Forum: The Global Competitiveness Report 2019
3 posto – Migliore centro finanziario al mondo – The Global Financial Centres Index 25 2019
3 posto – Hub finanziario per investimenti esteri e specificatamene in Asia – United Nations Trade and Development (UNCTAD): World Investment Report 2020
4 posto – Classifiche mondiali dell’ambiente imprenditoriale – The Global Financial Centres Index 25 2019
3 posto – Miglior paese dove fare affari – Forbes lists, 2019
5 posto – Miglior paese dove iniziare in tempi rapidi un business – World Economic Forum: The Global Competitiveness Report 2019
3 posto – Competitività gobale – World Economic Forum: The Global Competitiveness Report 2019
1 posto – Tassazione più favorevole alle imprese – The World Bank’s Doing Business 2019 Report
1 posto – Libertà d’impresa – Index of Economic Freedom, 2019
5 posto – Competitività paese – Swiss-based International Institute for Management Development (IMD): World Competitiveness Yearbook 2020
Per quanto riguarda il sistema di tassazione:
L’imposta sul reddito delle persone fisiche, o imposta sul salario come è nota, inizia dal 2% e arriva fino al 17% per i redditi superiori a HKD 200.000. L’imposta sulle società è fissata al 16,5% degli utili imponibili per le società e al 15% per le imprese non costituite in società.
Pechino ha voltato le spalle ad un modello efficiente e vantaggioso, i cinesi amano definirsi saggi e moderati alla ricerca di placide armonie celesti, noi occidentali conosciamo piuttosto il significato ultimo della Hybris, l’orgogliosa tracotanza che conduce l’uomo a credersi invincibile della propria forza e fortuna e a ribellarsi contro l’ordine superiore seguito da una punizione umana o divina ( tísis )
Ho sempre sostenuto che bisogna leggere i classici ed Eschilo in particolare, perché sono universali all’umanità, lo sappiano i cinesi.
18 settembre 20