Cina: prossima mossa invadere Taiwan?
Difficile, possibile più che probabile, sebbene i rapporti tra la Repubblica popolare cinese e la controparte taiwanese sono ai minimi storici da quaranta anni a questa parte. Pechino non determina i destini di Taiwan come con Hong Kong, piuttosto la considera un’anomalia della storia e l’unificazione politica un passaggio inevitabile.
La vittoria di Tsai Ing – Wen alle presidenziali di Taiwan con oltre il 57% dei voti, di orientamento indipendentista, ha disturbato non poco Pechino, il cui candidato più gradito era Han Guo-yu che ha raccolto il 38,6% dei voti. Negli ultimi mesi, la così detta provincia ribelle, si è ulteriormente avvicinata agli Stati Uniti, dal blocco delle forniture di chips a Huawei fino all’accordo di forniture militari per 62 miliardi di dollari, utili ad acquistare aerei da combattimento F 16 dalla società statunitense Lockheed Martin.
Il portavoce del ministero degli esteri cinese Wang Wenbin ha detto che Pechino è contraria a qualsiasi interazione ufficiale tra Stati Uniti e Taiwan.
“La questione dello Stretto di Taiwan è la questione più delicata per le relazioni Cina-USA. Ci auguriamo che gli Stati Uniti interrompano tutti gli scambi ufficiali tra le due parti per evitare danni alle relazioni Cina-USA e mantenere la stabilità dello Stretto di Taiwan “, ha affermato.
Il 2020 di Pechino è stato caratterizzato da una politica estera aggressiva come non lo era ma stata dalla sua fondazione nel 1949, stretto la morsa liberticida su Hong Kong, occupato aree di India, Nepal, Turkmenistan e rilanciato le pretese sulle isole Spratley e Paracelso ed i loro giacimenti di riserve di idrocarburi, schierando la flotta e spingendo le esercitazioni fino al mare della Filippine, in sfregio alla sentenza del tribunale Corte internazionale di giustizia dell’Aia del 2016 che ha negato la sovranità cinese su quelle aree di mare.
Il nemico esterno per distrarre un paese in crisi è formula antica quanto utilizzata da ogni regime autocratico, quando l’economia mostra pericolosi rallentamenti e si registrano segni di sfaldamento nel consenso della leadership di Xi Jinping, ci si può ora domandare dove porterà l’aggressività cinese.
Secondo gli analisti del U.S Naval Institute Michel Morell già deputy director della CIA e l’ex ammiraglio James Winnefeld è possibile un’azione militare, ovvero l’invasione di Taiwan già nei prossimi mesi, così un report del Congresso americano ha riportato la tesi secondo la quale la Cina sta costruendo in gran numero navi anfibie e da sbarco, di una qualità paragonabili alle navi della Marina degli Stati Uniti.
In queste ore, la Cina ha presentato il suo nuovo sistema missilistico da 500 kg Tianlei 500, definita “la madre di tutte le bombe” capace di essere invisibile e di poter portare 240 ordigni.
Possibile ma non probabile, ma la sostanza della politica espansionista cinese ci potrebbe porre la sorpresa di un Wannabe US President as Churchill per la nuova Polonia as Taiwan, perché nei fatti Trump as Chamberlain ha ceduto Hong Kong as Sudeti.
Mutatis mutandis?
25 agosto 20