Il destino delle isole Kirabati è quello di scomparire dalle cartine geografiche, questioni di pochi anni, perchè i cambiamenti climatici del pianeta porteranno un innalzamento delle acque ed i sottilissimi equilibri che regolano la vita di questi atolli del mare pacifico si dissolveranno.

Le Kirabati, trentatre piccole isole lontanissime dai circuiti del turismo, incarnano il desiderio un poco scontato dell’isola tropicale corallina e detengono ancora il sogno di abitanti ospitali vicino ad uno stato di natura, che tanto piace agli occidentali cresciuti nel mito di Paul Gauguin e sognando di essere Bernard Moitissier.

L’irrilevanza economica delle isole Kiribati è evidente, con pochi più di centomila abitanti di religione cristiana, che utilizzano il dollaro australiano come moneta nazionale ed abitano per più della metà nella capitale. Le vecchie isole Gilbert, ora Kirabati, si trovano sulla linea equatoriale ad un migliaio di chilometri dalla Polinesia francese, dalle isole Hawaii e dalle Figi.

La centralità strategica del paese, non è mai sfuggita alla Cina fino dai primi anni novanta del secolo scorso, adoperandosi a migliorare le relazioni con il Forum delle isole del Pacifico, aumentando gli aiuti economici, abolendo ogni tariffa sulle esportazioni ed annullando il debito. La strategia è ben nota e rispecchia, quanto effettuato in Africa, tuttavia il caso Kiribati ha elementi curiosissimi e degni di nota.

Il presidente Teburoro Tito, che ha condotto le isole al riconoscimento delle Nazioni Unite nel 1999, ha ammesso durante un’audizione che aveva consentito alla Cina di installare un impianto di localizzazione satellitare a Tarawa, l’ambasciatore cinese Ma Shuxue confermò di aver donato 2.000 dollari a una “società cooperativa legata a Tito”. La controversia, fece cadere il neoeletto governo del Presidente con un voto di sfiducia al Parlamento.

La successiva campagna elettorale per le elezioni presidenziali si è poi svolta tra i due fratelli Anote Tong ed Harry Tong, entrambi di cinesi d’origine ed estremamente scettici sulle politiche della Repubblica popolare cinese (il padre era emigrato nel secondo dopoguerra).

Anote Tong, il vincitore, avvicinò le Kirabati agli alleati occidentali, con in riconoscimento politico di Taiwan e la rottura delle relazioni diplomatiche con la Cina. Durante il suo mandato Anote Tong (2003–2016), ha sviluppato l’impegno del paese per la lotta al cambiamento climatico.

È stato il fondatore dell’Area Protetta delle Isole Phoenix, una delle più grandi aree di conservazione marina del mondo, che è stata anche registrata nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO ed è anche membro del consiglio di Conservation International e ambasciatore della Global Challenges Foundation.

Con la sua uscita di scena di Anote Tong nel 2016, dopo la scadenza di tre mandati e l’elezione del successore Taneti Maamau, già membro dell’amministrazione Tito, la Cina ha nuovamente riannodato i fili del suo cappio di seta, inoltre dal settembre 2017, il redivivo Tito è stato nominato Rappresentante permanente alle Nazioni Unite per le Kiribati.

La stampa internazionale ha recentemente ricordato, una promessa di donazione per 425 ml di dollari fatta nel 2006, durante i giorni del decoupling Kirabati – Cina nel caso ci fosse stato un ripensamento da parte di Tong, non ci è dato sapere quanto avrebbe ottenuto Maamau.

La cronaca di questi giorni riporta la fotografia dell’arrivo di un alto esponente dell’amministrazione cinese, che è stato ricevuto con tutti gli onori ed ha camminato sulla schiena di decine di giovani, che sdraiati per terra, si sono offerti come passerella. Tale pratica è lontana da ogni rituale diplomatico dell’esotica repubblica pacifica ed ha mortificato l’immagine internazionale del paese.

 19 agosto 20

 

SECTION 4: CHANGING REGIONAL DYNAMICS: OCEANIA AND SINGAPORE

https://www.uscc.gov/sites/default/files/2019-11/Chapter%204%20Section%204%20-%20Changing%20Regional%20Dynamics%20-%20Oceania%20and%20Singapore.pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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