Tema per pochi e coraggiosi
L’alterità come plastico modello per frangere i modelli di partecipazione e solidarietà, ma anche i tempi della libertà individuale, i temi oggetto di una bella cena di lavoro con il filosofo Michele Capozzi, l’antropologo Neill Kruger, fondatore della “Manhattan PhiloFactory”, Think Tank del pensiero liberale ed il giornalista conservatore Lenny Castro, da oltre trent’anni ghostwriter a Capitol Hill per l’elefantino repubblicano, nello scenario idilliaco di Ruta di Camogli.
La domanda “Che cosa ci faccio qui?” del lavoratore digitale remoto dalla cucina di casa propria, mostra estraneità e dichiara la nuova fragilità nei confronti del nuovo lavoro diffuso, ma poco profondo, privo di radice e suscettibile ad ogni forma di turbolenza mercantile.
Il lavoro nella dimensione remota è nuovo cottimo, il tempo si amplia oltre l’orario di lavoro e pervade ogni spazio domestico e privato, esclude il raggiungimento della consapevolezza della propria condizione di lavoratore, l’esperienza collettiva della classe per-sé dell’otto-novecento di tradizione identitaria e sindacale (terzo elemento sussidiario nel rapporto capitale – lavoro) si dissolve in un sol colpo l’iconografia di Pellizza di Volpedo e Diego Rivera, così la frantumazione del processo lavorativo produce nuova alienazione nella dilatazione del tempo e l’annullamento del senso dopo un primo eccitante momento di libertà, prima che la catena digitale senza straordinario pagato ed a tutele decrescenti, chiuda la sua maglia di silicio.
La minaccia ricatto del capitale di “rimanere a casa” si realizza nell’atto del lavoro stesso e dell’esclusione identitaria relazionale e di classe.
Il mezzo della rete come ente declinatore di nuove competenze e lavoro a distanza si mostra solo poi formalmente neutro, come nella discussione sul Network Neutrality, ma lascia dubbi sulla formula, come dice Robert Kahn che della rete è uno dei padri, o ancora, come afferma Neill Kruger, che la rete conduce i nuovi padroni del lavoro ed i sacerdoti dei dati, ad abbattere tutti i bufali d’America per un guadagno di pochi dollari a capo, quando i bisonti sono i lavoratori.
Michele Capozzi sostiene una nuova lettura del paradosso del Prodotto Interno Lordo di Bob Kennedy. La rete come moltiplicatore di ricchezza nel computo complessivo, ma nei fatti sbagliato ed ingiusto. Ieri i cannoni conteggiati a benessere di Bob Kennedy, oggi l’ingiusta divaricazione tra lavoro e nuovo capitale digitalizzato, senza speranza di emancipazione e ristoro.
Lenny Castro si è focalizzato sul tema della frantumazione delle libertà di interazioni individuali negli Stati Uniti come in Europa, tramite il distanziamento, che hanno trovato quindi nuova conferme e norme. I disposti a “pretesa sanitaria” hanno determinato norme singolari e degne di un regime di chierici islamici.
In effetti l’individuo diventa monade μονάς e si procede nella riduzione delle relazioni attraverso la de-umanizzazione dei rapporti fondativi emozionali e lavorativi. Curiosamente si hanno avute norme sul vivere e sull’essere attraverso assurdi legati, quali il disposto olandese sul partner sessuale unico in assenza di rapporto stabile, l’illecita fruizione sessuale di sé assunto a linea guida da Boris Johnson e le risibili regole sul ballo di coppia del decretone de-densificato italiano, ma anche la scacchiera dei tavoli e posti a sedere dei ristoranti.
Tenere insieme l’affermazione del lavoro remoto e de-identitario e la legislazione sanitaria di esclusione relazionale, potrebbe sembrare faccenda poco correlata, che trova risposta nell’invenzione creativa di questa “karass”, ovvero la famiglia di vita espressione della contro-cultura americana di quella generazione, nelle parole di Kurt Vonnegut, di Michele ed i suoi amici.
La soluzione è nei fatti immaginifica, nel mettere insieme un artista del grande schermo e lo studio di una prestigiosa associazione medica americana.
Assalto del potere al vivere, al ridere e piangere, all’amore ed al contatto umano, tanto sciocco ed assurdo, da trovare un prodigioso precedente nel film di fantascienza di Woody Allen “il dormiglione” del 1973. Il protagonista, un giovane Woody Allen, si risveglia da uno stato di ibernazione durato secoli in un mondo autoritario dominato da controllo delle emozioni e normato nelle relazioni, dove gli uomini sono impotenti e le donne frigide, almeno fino al suo arrivo.
A conforma di questa profezia abbiamo uno studio dello Jama (Journal of the American Medical Association), nel quale si mostra che il numero di giovani americani dai 18 ai 24 anni, che non ha avuto incontri sessuali nell’ultimo anno è salito da 19% del 2000 al 31% del 2018. Lo studio ribadisce che la motivazione dell’amputazione relazionale trova la risposta nell’occupazione prevalente in attività relazioni da remote come i social e in giochi e videogiochi.
De-umanizzare per rendere la comunità κοινότητα fragile ed i suoi partecipanti anodini ed alteri, la nuova resistenza civile ha trovato la sua linea della resistenza e civiltà nel pensiero irregolare della “Manhattan Philofactory”, in un vecchio conservatore di Capitol Hill e in un vecchio film del maestro newyorkese Woody Allen.
Tanti spunti di riflessione per una bella serata tra vecchi e nuovi amici e riscoprire, nella diversità dei punti di vista, la grandezza dell’America.