“Era una gioia appiccare il fuoco”.
“Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta del rame del tubo tra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di chi non sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia”.
Così Ray Bradbury inizia il suo “Fahrenheit 451”, si racconta un futuro dove i libri vengono bruciati e la popolazione vive davanti a grandi schermi televisivi, che nulla raccontano ad una umanità triste e passiva, indifferente quanto alienata.
Questa è la storia di una piccola libreria indipendente di Hong Kong che si chiamava “Causeway Bay Books” e dei suoi cinque soci che scomparvero uno ad uno dall’ottobre al dicembre 2015 e furono tradotti illegalmente in Cina.
La libreria situata al piano seminterrato nella zona di Causeway Bay, pubblicava e vendeva libri politici invisi al governo di Pechino ed era una un punto di riferimento per i gruppi democratici di Hong Kong e per i turisti della Repubblica popolare Cinese in visita in città.
Dei cinque rapiti si hanno informazioni incomplete ed incerte, quello che è noto che i librai sono detenuti nelle prigioni del Guangdong dal febbraio 2016 con accuse incongrue di violenze sessuale ed altre sciocchezze. Le proteste degli ambasciatori degli Stati Uniti, Regno Unito, Svezia, Canada, Giappone, Australia and Germania e della stessa Comunità Europea, non hanno avuto risposta come le iniziative della società civile di Hong Kong, quando il 10 gennaio 2016, oltre 6.000 persone hanno partecipato a una marcia di protesta chiedendo a Pechino di rispettare il dettato “un paese, due sistemi” dove il diritto alla libertà di stampa e di opinione era sancito dal “Sino-British Joint Declaration”, il trattato stipulato nel 1984 tra il Regno Unito e la Cina.
Si tratta della stessa legge, abrogata nei fatti sulle nuove norme sulla sicurezza di Hong Kong entrate in vigore lo scorso primo di luglio, oggi gli agenti di Pechino hanno le mani libere e non è più necessario operare dei rapimenti illegali a voci dissidenti, l’arresto e la detenzione lo prescrive la legge.
Detto questo, nel 2015 si preferì far sparire i librai che bruciare i libri.
15 luglio 20